Complimenti per la memoria. Che tipo è Pio Esposito?
«Parliamo di un ragazzo straordinario. Ha una forza mentale almeno pari alle qualità tecniche, che sprigiona nel lavoro giorno dopo giorno. Allenarlo è un vero piacere, perché intuisci la sua capacità di calarsi con grande entusiasmo nell’impegno quotidiano. Pio ha sempre voglia di migliorarsi».
Quali prospettive può avere?
«Sono certo che diventerà un giocatore importantissimo per il calcio italiano. E di questo credo che siamo felici tutti, perché il futuro gli appartiene».
Come ha vissuto l’esordio di Pio in Champions League?
«Guardi, le dico solo che non stavo guardando la partita. A un certo punto mi ha telefonato uno dei miei figli, che ha 12 anni ed è innamorato di lui. “Babbo, collegati subito!”. Io allora ho acceso la tv qui a Frosinone e mi sono concentrato sulla sua prestazione. E devo riconoscere che mi ha colpito parecchio».
Lo ha visto diverso da quando lo ha incontrato due anni fa a La Spezia?
«Di sicuro è più maturo, come è normale che sia. A quell’età è un processo evolutivo naturale. E’ un calciatore migliorato in tante cose. Ne abbiamo parlato anche tra di noi, con lo staff. Si nota anche il lavoro che ha svolto con un grande club come l’Inter perché è un attaccante che si sacrifica tanto per la squadra. E che ha imparato a svolgere con profitto il ruolo di assistman. Non è solo un finalizzatore, anche se poi i gol li sa fare. E non lo scopro io: lo raccontano i numeri».
© RIPRODUZIONE RISERVATA



/www.fcinter1908.it/assets/uploads/202507/999cbc080ddf16c8f068dec67d58ddc1.jpg)
