Come ha vissuto l’esordio di Pio in Champions League?
«Guardi, le dico solo che non stavo guardando la partita. A un certo punto mi ha telefonato uno dei miei figli, che ha 12 anni ed è innamorato di lui. “Babbo, collegati subito!”. Io allora ho acceso la tv qui a Frosinone e mi sono concentrato sulla sua prestazione. E devo riconoscere che mi ha colpito parecchio».
Lo ha visto diverso da quando lo ha incontrato due anni fa a La Spezia?
«Di sicuro è più maturo, come è normale che sia. A quell’età è un processo evolutivo naturale. E’ un calciatore migliorato in tante cose. Ne abbiamo parlato anche tra di noi, con lo staff. Si nota anche il lavoro che ha svolto con un grande club come l’Inter perché è un attaccante che si sacrifica tanto per la squadra. E che ha imparato a svolgere con profitto il ruolo di assistman. Non è solo un finalizzatore, anche se poi i gol li sa fare. E non lo scopro io: lo raccontano i numeri».
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