Bergomi: “Caressa? No derby per 2 anni. Critiche? Ho una massima. Al gol di Acerbi ho visto…”

A Scontro Diretto su YouTube, l’ex difensore Beppe Bergomi si racconta nella settimana che porta al derby. Questi i passaggi principali dell’intervista: “Il mio finale di carriera? Io sono dell’idea che le maglie a strisce anche nelle difficoltà ti fanno portare a casa qualcosa in termini di titoli, io lo dico sempre. Non voglio entrare in polemica per tutto quello che è successo nel mio finale di carriera poi… La cosa importante per il ruolo di capitano è far capire cosa vuol dire indossare quella maglia. Perché ogni squadra ha il proprio DNA e i propri valori, tu devi farlo capire a tutta la squadra. Io quando giocavo dicevo tre parole in croce però: per me l’importante era essere l’esempio. Il giocatore italiano più forte con cui ho giocato è stato Paolo Maldini. Su 21 anni di carriera, per 14 o 15 non ha vinto, sono più le volte in cui ha perso che quelle in cui ha vinto. C’è sempre voglia di cambiamento nella vita, quando invece rimani nei momenti di difficoltà. Sarò sempre stato a Gigi Simoni io. Quando esci dalle difficoltà e te ne tiri fuori, hai fatto uno step in avanti. Sacchi oggi me lo dice che con me ha sbagliato, siamo amici io e Arrigo. Mi ha detto che ragionava da giovane allenatore e non voleva perdere tempo, c’erano Milan e Parma, per questo ho perso un Mondiale diciamo. Io in tv da commentatore? Sono venuti a prendermi, non mi ha convinto nessuno (sorride, ndr). Mi volevano diverse squadre, ma via dall’Inter io in Italia non volevo giocare. È arrivato Fabio Caressa in macchina a casa mia. Scende, lui con il direttore di Tele +. Vengono da me e mi propongono di lavorare con loro, io risposi che avevano sbagliato persona. Quando c’erano le trasferte una volta, i giornalisti viaggiavano con le squadre proprio. Io sono sempre stato un curioso di calcio internazionale e mi piaceva, non era scontato sapere come oggi. Sono sceso, prima telecronaca qual è stata? Hanno tolto il commento originale di Juve-Milan e l’ho fatta io, con Caressa. Un’eclissi di sole fuori, un segno del destino. Mi hanno subito detto che avevo i tempi televisivi e la coppia fissa è partita con Sky, a Tele + non volevano coppie fisse. I primi due anni con Caressa non mi facevano fare né il derby né la Juve, poi hanno sdoganato. Come vivo la critica? Diffidate da chi vi dice che non soffre per la critica, tutti soffrono e la critica ti arriva sempre, sempre. Tutti si soffre per questo. Ma io ho una massima: “Vai, dì le cose perché tanto tutti non li puoi accontentare”. Questa è la mia massima. A qualcuno stai sulle palle, per qualcuno sei bravo, le ho vissute sempre così io. È il 26esimo anno, prima della telecronaca di Inter-Barcellona avevo più critiche dagli interisti che dagli altri, poi si è ribaltato tutto. Ci sono tre tipi di telecronache: con due squadre italiane e quindi massimo equilibrio, con un’italiana in campo in Europa contro una straniera e con l’Italia in campo e allora spingi ancora più forte. Ma essendo sempre obiettivo, perché se qualcosa va contro la squadra italiana o l’Italia, lo devi dire. Poi ci sono partite che ti prendono il cuore. Fabio a fine partita mi dice che lui le sa fare solo così, Repice anche. Al gol di Acerbi c’erano tv straniere in piedi in sala stampa… Io ho fatto anche la telecronaca di Juve-Atletico coi tre gol di Ronaldo…”.