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Dopo l’Europeo, lei aveva avvisato Spalletti: «Guidare una nazionale e guidare un club sono due mestieri diversi». Adesso lo vede più calato nella parte?
«Sì, e mi sembra anche che i giocatori abbiano recepito i suoi insegnamenti, c’è una sorta di contaminazione reciproca. Questa Nazionale ha voglia di giocare e mostra più coraggio che in passato. Poi certo, alcune cose vanno migliorate...».
Qualche esempio?
«Per restare all’1-2 dell’altra sera, la precisione sotto porta. L’Italia si è costruita le sue palle gol, ha tirato nello specchio anche più della Germania, ma loro hanno sfruttato meglio le occasioni».
Quanto ha pesato l’assenza di Retegui?
«A me non è dispiaciuta la prestazione di Kean, ha messo in campo l’attitudine giusta. Come pure Maldini quando è entrato: le qualità tecniche non si discutono, però con la Germania l’ho visto finalmente cattivo, aggressivo. Il lavoro con Gasperini all’Atalanta lo sta facendo crescere sotto questo punto di vista, è andato a scuola da un professore».
Le palle inattive invece rimangono un tasto dolente della fase difensiva azzurra: otto degli ultimi nove gol subiti in Nations sono maturati dopo calci piazzati.
«Un problema cronico, ormai. Con i tedeschi era una questione di centimetri, certo, ma la statura non è l’unico fattore che incide. È anche e soprattutto questione di atteggiamento, di come si marca. Ecco, l’Italia soffre e bisogna lavorarci: abbiamo difensori bravissimi con la palla tra i piedi, penso a Bastoni, Di Lorenzo e Calafiori, però nell’uomo contro uomo non è la stessa cosa. Manca quello che è Acerbi con l’Inter, per capirci».
Altri difetti da correggere?
«La velocità: sarò ripetitivo ma insisto, in Serie A si gioca a un ritmo troppo lento. E le tantissime interruzioni arbitrali di certo non aiutano. Non è un caso che quando varchiamo i confini del nostro campionato, andiamo spesso in difficoltà».
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