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Intervistato dal Mattino, l'ex difensore dell'Inter Danilo D'Ambrosio ha parlato del suo addio al calcio e del suo tifo per i nerazzurri
«Ho tanti altri obiettivi da raggiungere. Di sicuro voglio fare qualcosa nel mondo del business. Mi è sempre piaciuto il settore del food e ho anche una holding che si occupa di investimenti in startup. E poi ho un sogno nel cassetto».
Apriamolo...
«Mi piacerebbe lavorare con i giovani. Per il vissuto che ho avuto, sono padre di due bambini di 6-8 anni, vedo le loro difficoltà nel percorso di crescita. Mi piacerebbe crescere prima uomini e poi calciatori. Io ho avuto la fortuna di conoscere Carmine Tascone che in quegli anni alla Damiano Promotion ci insegnava innanzitutto a vivere. E stato un visionario perché nella sua squadra riuniva quelli che secondo lui erano i migliori della Campania e dava loro la possibilità di farsi vedere da squadre professioniste».
A proposito di tramonto: come ha maturato l'idea di smettere con il calcio?
«Non è mai facile dire basta, ma arriva quel momento in cui capisci che non hai più gli stimoli di una volta. L'ultimo anno a Monza mi ha un po' scottato, retrocedere non è un problema, ma come è successo a noi mi ha deluso perché sono un professionista che dà sempre il massimo. Per quanto possa amare il calcio non avevo più quelle energie mentali per fare uno switch e ripartire».
E oggi cosa si sentirebbe di dire al bambino Danilo?
«Innanzitutto gli farei complimenti per dove è arrivato. Perché ha raggiunto il suo obiettivo con quei valori importanti trasmessi dalla famiglia. Quel bambino ha avuto costanza, ha imparato il sacrificio e la resilienza. È stato caparbio. Quel bambino che è cresciuto e da ragazzo esultava davanti alla tv per il Triple dell'Inter e si diceva "un giorno giocherai con quella maglia" e ce l'ha fatta».
E all'adulto Danilo cosa dice?
«Ora nel business fai sempre lo stesso seguendo i tuoi valori»
Lei è napoletano, nato a Caivano, ma tifa Inter...
«Quando ero piccolo le partite erano trasmesse solo su Tele+ e in casa non avevamo la possibilità di vederle. Così andavo dal mio vicino che era malato dell'Inter. In quel periodo c'erano Ronaldo, Baggio e altri campioni. Praticamente si vedeva solo l'Inter. Ma essere tifoso neroazzurro non vuol dire non sentirmi napoletano».
Ovvero?
«Sono tifoso di Napoli, di questa terra e delle sue bellezze di ogni genere. Quando nel 2015 organizzarono la celebrazione per omaggiare Pino Daniele al San Paolo, andai allo stadio di "nascosto" , senza dirlo a nessuno. Napoli-Juve si giocava la sera e io avevo giocato a ora di pranzo con l'Inter. Volevo condividere con il mio popolo il tributo a un gigante. Ho scelto anche la sua canzone "Amore senza fine" come colonna sonora del fleshmoob che ho organizzato a Milano per chiedere a Enza di sposarmi. Insomma: ho il sangue azzurro e ho voluto che i miei figli nascessero a Napoli».
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