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Di Biagio: “L’Inter di Chivu mi incuriosisce, ora deve vincere. 5 maggio? Arrivati stanchi”
Intervistato da La Gazzetta dello Sport, l'ex centrocampista dell'Inter Di Biagio ha parlato della sua carriera e della squadra di Chivu
Non è arrabbiato con il calcio italiano che non l’ha chiamata dopo l’esperienza in Figc?
«Per niente. Mi dispiace che non mi sia stata data un’opportunità ma non serbo rancore. Anzi, ricevere apprezzamenti all’estero è più gratificante».
Quando rientra?
«Non so, sono pronto ad ascoltare eventuali offerte. Però sono felice qua».
L’Italia al Mondiale ci va?
«Spero e credo di sì. Ho parlato poche ore fa con Gattuso, lo vedo carico e determinato».
Come vede l’Inter, la sua ex squadra?
«Mi incuriosisce. Chivu è preparato, si è inserito con le sue idee in un contesto solido, anche a livello societario. Ora deve provare a vincere qualcosa, come chiede il ruolo di allenatore dell’Inter».
La Supercoppa è un’occasione o un fastidio?
«Una coppa è sempre una coppa: se la porti a casa, è un trofeo che metti in bacheca. Spero che tocchi all’Inter».
L’esperienza con l’Inter cosa le ha lasciato?
«Ricordi bellissimi. E i rapporti sono ottimi anche oggi: è stato Marotta, insieme a Carnevali, a lanciarmi a 18 anni nel Monza. L’Inter in generale mi resta nel cuore».
Resta un rimpianto, il 5 maggio.
«È stata una partita sbagliata, sulla quale ho sentito ricostruzioni farneticanti: purtroppo siamo arrivati stanchi all’ultima giornata e l’abbiamo pagato. Colpa nostra. Ma quello scudetto avremmo dovuto vincerlo prima, non all’Olimpico».
Peggio quel giorno o quello del rigore sbagliato a Saint-Denis?
«Non esiste meglio o peggio, sono situazioni capitate. Nel 2000 ho segnato il rigore nella semifinale con l’Olanda, quella ricordata per il cucchiaio di Totti. Solo che io sono associato solo a Francia ‘98. Quel Mondiale avremmo potuto vincerlo».
Sempre a un passo dalla Storia, Di Biagio…
«Sono andato vicino a due titoli con la Nazionale e a uno con l’Inter. Per poco mi sono sfuggiti ma non riesco a pensare che tutto sia andato male. Forse doveva solo andare così».
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