fcinter1908 news interviste Dumfries: “Inzaghi? C’erano voci. Con Chivu nuove idee e nuove energie, vogliamo la Champions”

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Dumfries: “Inzaghi? C’erano voci. Con Chivu nuove idee e nuove energie, vogliamo la Champions”

Andrea Della Sala Redattore 

Quando ha rinnovato il contratto, lei scrisse sui social “sogni nerazzurri”... Quali sono questi sogni adesso?

«Il mio Inter dream è semplice: vincere la Champions, l’unica cosa che manca. Vorrei portare il trofeo a Milano e festeggiarlo in un mare di tifosi come fatto con la seconda stella».

La sua “poker face” è diventata famosa in decine di meme: quale è il suo preferito?

«Ne ho visti così tanti che neanche li ricordo. Mi viene in mente quel “Denzel is not impressed”... Ne parlavo l’altro giorno con un mio amico, gli dicevo: “Come faccio a essere diventato un meme vivente?”. Io sono normale, faccio cose normali, ma la cosa mi diverte. Il punto è che esistono due Denzel, quello serissimo che sembra cattivo in campo, e un altro fuori che è molto divertente. Prima lavoro duro, ma me la spasso con i miei compagni: assieme a Thuram e Barella, sono quello che organizza più scherzi».

È consapevole che l’Inter ha perso Coppa Italia e scudetto quando lei non c’era?

«Prima dell’infortunio ero davvero in forma. Non era neanche il primo infortunio a Bergamo: quello stadio forse non mi porta bene... Non si può dire, comunque, che abbiamo perso lo scudetto perché non c’ero io: abbiamo tanti bravi giocatori in tutti i ruoli e Darmian è un top, però in quel momento sentivo di poter dare qualcosa in più alla squadra e, invece, mi sono fermato. È accaduto proprio nel momento sbagliato».

Numeri alla mano, è stata la sua migliore stagione: in cosa deve migliorare ancora?

«In termini numerici forse avete ragione, ma se guardo a come ho giocato, non sono stato soddisfatto fino in fondo. Devo e voglio fare più assist, dare più palloni agli attaccanti. E anche nella fase di costruzione voglio essere più vicino a quello che fa Dimarco. La qualità e la proposizione in avanti sono le mie sfide per i prossimi anni, anche se so di aver segnato tanti gol anche importanti, come a Barcellona».

Ma chi è il migliore nel suo ruolo al momento?

«Ci sono molti bravi esterni destri, come Hakimi, Alexander-Arnold, Koundé, Timber, Frimpong. Dal mio punto di vista, quest’anno il top è stato Hakimi, ma penso di esserci anche io nella lista dei migliori, sì. Lo dico con umiltà, ma anche con orgoglio».

Lei come si rilassa lontano dal calcio?

«Con il mio sax, ma non sto migliorando come vorrei... Purtroppo, non lo suono abbastanza perché nell’ultimo periodo ho avuto poco tempo. E se avessi iniziato a suonare di notte, qualche vicino non avrebbe gradito. Poi mi dà la spinta per andare avanti anche occuparmi in prima persona della mia scuola per bambini con necessità speciali in Olanda: aiutare gli altri ti cambia la percezione delle cose. Ad esempio, vedere un bambino migliorare con il tuo aiuto è qualcosa che non ha prezzo. C’era un ragazzo che l’ultima volta mi ha detto: “Ho difficoltà ad andare a dormire, mi sfogo sul telefono e mi arrabbio durante il giorno”. Gli ho dato dei consigli per tenere il telefono lontano e concentrarsi su altro per recuperare serenità: adesso sta meglio, sorride, non è più arrabbiato con il mondo ed è tornato pure a giocare a calcio. Basta davvero poco per rendere felici questi ragazzi, una parola detta al momento opportuno, una bibita insieme...».

E lei una bibita con Theo Hernandez la prenderebbe, prima che vada anche lui a giocare in Arabia Saudita?

«Sono state belle battaglie (ride, ndr ) e spero ne arriveranno altre, magari in nazionale. È una rivalità bella e divertente, piace a noi e ai tifosi, fa parte del gioco. Ma la bibita insieme la prenderemo, se vorrà, solo quando avremo smesso tutti e due».