Gianfelice Facchetti, intervistato da TuttoAtalanta.com, ha parlato in vista di Atalanta-Inter, partita sempre speciale per la sua famiglia: "Mio padre fece praticamente in contemporanea il provino con Atalanta, Milan e Inter. Il Milan non si fece vivo a stretto giro, mentre si fecero subito avanti Inter e Atalanta. Il prete dell'oratorio, che era tifoso atalantino, cercò d'indirizzarlo verso Bergamo. Mio nonno, invece, era interista e in qualche modo prese in mano la regia del trasferimento, mandandolo a Milano. Però mio padre ha sempre avuto una simpatia per l'Atalanta, che poi si concretizzò anche in un breve passaggio in società negli anni di Bortolotti".

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Facchetti: “In estate non consideravo l’Inter favorita, ora può giocarsela. Contro l’Atalanta…”
"Ovvio che il tifo vero, quello profondo, sia rimasto l'Inter, perché era la squadra della vita di mio padre ed è quello che ho respirato crescendo, ma l'Atalanta mi è sempre stata simpatica. Da ragazzo, quando giocavo nel settore giovanile, ho visto tantissime partite. Papà non voleva che andassi in Curva a San Siro perché ero troppo piccolo. Allora andavo di nascosto allo stadio con i miei compagni. Dicevo che andavo a studiare o che uscivo, non specificavo dove. Quindi, per un periodo, più Atalanta che Inter. Ho seguito tutta la cavalcata della Coppa delle Coppe nell'anno della semifinale con il Malines. Ho visto tutte le partite di campionato a Bergamo e andavo anche in trasferta con il papà di un mio compagno".
Tuo papà è stato capitano dell'Inter in un'epoca in cui la parola bandiera aveva un peso. Secondo te oggi esistono ancora bandiere come lui?
"È più complicato, ma non credo, come spesso si dice, che oggi i giocatori siano mercenari. È un mondo che vive di cambiamenti continui. Lo scenario di famiglie storiche alla proprietà di Club a Milano e Bergamo oggi sembra irripetibile. In mezzo a tanti cambiamenti di proprietà e dirigenza è più difficile che i giocatori riescano a restare nel tempo. Se però guardo, per esempio, all'Inter, negli ultimi anni ci sono stati giocatori che si sono legati alla maglia e al Club, vedi capitan Lautaro Martinez o Nicolò Barella. Forse dopo tanti cambiamenti arriva un momento di assestamento in cui si capisce che certi fenomeni, come quelli del tutti in Cina, si traducono in bolle di sapone che durano solo un paio d'anni. Io ho la sensazione che forse qualche passettino indietro qualcuno stia tentando di farlo".
Secondo te mister Chivu incarna i valori della famiglia Facchetti: vincere, ma con stile e rispetto?
"A me è sempre piaciuto, anche quando allenava nel settore giovanile, dove aveva meno visibilità. È entrato in punta di piedi nel mondo Inter e si sta facendo apprezzare. Con il lavoro ha portato buoni risultati perché è riuscito a rivitalizzare un gruppo che doveva ricominciare con nuove motivazioni dopo la fine di un ciclo. Non sono mai facili le fasi di passaggio in un gruppo in cui qualcuno è a fine corsa e altri devono subentrare. Lui ha lavorato con quello che gli è stato messo a disposizione senza grande clamore. In un mondo di urlatori, di gente che fa sceneggiate a bordo campo con arbitri o dirigenti avversari, a me lo stile di Chivu piace molto e mi ci riconosco".
Visto che è stato uno dei grandi temi dell'estate: Lookman avrebbe fatto comodo all'Inter?
"Penso proprio di sì. Lookman è un ottimo giocatore, ma la sua mancata acquisizione ha permesso all'Inter di scoprire altre soluzioni offensive. Ha preso Bonny e ha valorizzato giocatori che magari non avrebbero avuto così tanto spazio se fosse arrivato un titolare fisso come Lookman, vedi Pio Esposito. Ci sarebbe stato meno avvicendamento. Alla fine, per come sono andate le cose, va bene così".
Alla luce della classifica, Atalanta-Inter è ancora un big match?
"Sì, resta un big match. Sono comunque due squadre con rose di livello alto. E poi c'è un dato interessante: l'Atalanta, pur nelle difficoltà in campionato, ha avuto fin qui un cammino quasi perfetto in Champions League. Ha trovato in Europa quei risultati che non sempre è riuscita a trovare in Serie A. A volte giocare allo stesso modo su due fronti non è semplice, non sempre ci si riesce, ma il confronto tra le due squadre nerazzurre resta una partita di vertice, anche se l'Atalanta in questo momento è più indietro in campionato. Io ricordo ancora la partita a Bergamo dello scorso anno e la coreografia con ago e filo, l'idea di "cucire" il Tricolore perché in quel momento della stagione sembrava davvero una sfida decisiva per il titolo italiano".
Che partita ti aspetti?
"Non una gara giocata d'impeto. In Europa c'è una predisposizione delle squadre a giocare di più, a scoprirsi, a correre rischi. In campionato invece prevale la prudenza, con l'obiettivo del risultato. Non mi aspetto quindi un'Atalanta all'arrembaggio a tutti i costi, ma una squadra che vuole dare continuità e migliorare una striscia di risultati positivi per non interrompere il ciclo che ha appena inaugurato".
E l'Inter?
"Ha appena riconquistato il primo posto, con margini minimi: un punto sul Milan, due sul Napoli. Il gruppo di testa è molto corto. L'obiettivo sarà restare in vetta, con prudenza e attenzione".
Vedi l'Inter come favorita per lo Scudetto?
"In estate non la consideravo come favorita assoluta perché c'erano molte incognite. Oggi, dopo queste prima fase di campionato dove la testa della classifica è cambiata spesso e nessuno è scappato via davvero, credo che l'Inter possa giocarsela, anche sa vedo più avanti il Napoli perché ha una rosa molto strutturata e profonda e ha investito tanto sul mercato. Il Milan, non giocando le Coppe europee, ha il vantaggio di potersi concentrare su una partita a settimana e questo incide. L'Inter, però, mi sembra un gruppo che ha voglia di riprendersi quel qualcosa che l'anno scorso ha lasciato per strada. Sta ritrovando entusiasmo e questo può diventare un ingrediente decisivo".
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