Per Transfermarkt lei è il difensore più costoso del mondo (85 milioni, ndr) e come “braccetto” sinistro l’ammirano tutti o quasi: non è strano che in Nazionale non giochi nel “suo” posto, ma debba slittare in mezzo?
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Bastoni: “Non difendo bene? C’è invidia, giudizi italiani! La dote nascosta di Inzaghi è…”
«Nella stessa posizione c’è anche Calafiori, che è molto, molto bravo: l’idea del ct Spalletti è quella di mettere in campo tutta la qualità possibile e noi ci adeguiamo al suo credo. Riccardo è un bravissimo ragazzo, in azzurro siamo un gruppo sano e non c’è nessun problema».
Una chiusura su Olise a Milano, un’altra su Kane a Monaco: le dà fastidio che qualcuno abbia ancora dubbi su di lei come difensore puro?
«Questo è un giudizio molto italiano, qui c’è molta invidia, specialmente quando si parla di giocatori “nostri”. Poi io guardo tantissime partite estere e noto che tanti definiti dei mostri in marcatura fanno più errori di me. Il discorso poteva essere giusto due o tre anni fa, quando certe mie lacune erano evidenti, però ci ho lavorato e sono migliorato: oggi quella definizione non mi appartiene più...».

Come e in cosa ha lavorato in difesa?
«Al video, vedendo ciò che sbagliavo, ma soprattutto nella testa. Era un problema mentale, spesso perdevo la concentrazione, non riuscivo a stare sul pezzo e determinato per 90’. Ho appena compiuto 26 anni e ho ancora margini per crescere, ma di certo nelle prime stagioni all’Inter non ero pronto al 100% sotto tutti i punti di vista. La dote che mi rende “diverso” resta sempre la capacità di creare gioco offensivamente: non so come sarà il difensore del futuro, ma sono orgoglioso di essere stato uno dei primi a cambiare il ruolo. Detto questo, so anche difendere: la vicinanza a duri come Skriniar, Acerbi, De Vrij e Pavard mi ha aiutato, ma è la testa che è cambiata».
Anche il fisico: ora sembra durare di più.
«Considerando anche la Nazionale, ho già giocato 54 partite. Il turnover è necessario, lo abbiamo capito tutti perché giocare al massimo ogni 3 giorni una gara decisiva è semplicemente impossibile. Inzaghi non guarda in faccia nessuno nelle rotazioni e questa mentalità ci ha portato qui dove siamo. In generale, penso che anche nel fisico la mia maturazione non sia ancora completata, arriverò al top a 28-29 anni».
Ma la stanchezza si sente comunque o subentra l’effetto adrenalina per andare oltre?
«Sì, più si gioca e più ci si esalta. A inizio stagione avremmo firmato per essere in semifinale di Champions e Coppa Italia e primi in campionato. Certo, la fatica si sente, ma è così bello scegliere... di non scegliere. Ce lo siamo detti all’inizio dell’anno, volevamo provarci in tutto».
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