Joao Miranda, doppio ex di Atletico Madrid e Inter, ha rilasciato un'intervista ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. Queste le sue parole sulla sua esperienza in nerazzurro: “Appena arrivato, nel 2015, uno degli assistenti di Mancini mi disse che avrei dovuto migliorare molto a livello difensivo. Io rimasi un po’ così, in fondo qualcosina avevo fatto… ma aveva ragione. La Serie A mi ha completato".

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Miranda durissimo: “Spalletti il peggiore avuto in Italia! Viveva col terrore che qualcuno…”

COMO, ITALY - SEPTEMBER 06: FC Internazionale coach Luciano Spalletti and Joao Miranda look on during the FC Internazionale training session at the club's training ground Suning Training Center in memory of Angelo Moratti on September 6, 2018 in Como, Italy. (Photo by Marco Luzzani - Inter/FC Internazionale via Getty Images)
Nel 2018 disse: “Io sono il miglior difensore della Serie A”. Conferma?
“Certo, lo ero. La mia storia parla per me”.
Giocherebbe sia nell’Inter sia nell’Atletico di oggi?
“Sì. Il miglior Miranda sarebbe titolare in tutti e due i club. I nerazzurri hanno tre centrali fortissimi, ma il mio preferito è Bastoni: veloce, tecnico. Mi somiglia”.
All’Inter avrebbe potuto dare di più?
“Dipende dai punti di vista, ma in generale penso di sì. Con Mancini, De Boer e Pioli ero titolare, poi è arrivato Spalletti. Uno che ha imposto la paura”.
In che senso, la paura?
“Come allenatore niente da dire: un vincente. Ha riportato l’Inter in Champions e ha gettato le basi per il futuro, ma come uomo… lasciamo stare. Il peggior allenatore avuto in Italia in tal senso. Mancini è stato un gentleman, De Boer non è stato capito. Ma Spalletti viveva col terrore che qualcuno parlasse male di lui. Se ci fa caso sono pochi i calciatori ad aver avuto buoni rapporti con lui”.
In cosa non vi siete trovati?
“Litigammo per questioni di campo. Non ama chi gli si mette contro e ha opinioni diverse. Dopo quel diverbio, successo nel mio ultimo anno all’Inter, ho iniziato a giocare sempre meno. Mi schierava una volta sì e un’altra no. Così è difficile entrare in condizione, soprattutto se ti ritrovi a giocare solo le partite importanti”.
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