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FLORENCE, ITALY - JANUARY 13: Cesare Prandelli manager of ACF Fiorentina looks on during the Coppa Italia match between ACF Fiorentina and FC Internazionale at Artemio Franchi on January 13, 2021 in Florence, Italy. Sporting stadiums around Italy remain under strict restrictions due to the Coronavirus Pandemic as Government social distancing laws prohibit fans inside venues resulting in games being played behind closed doors. (Photo by Gabriele Maltinti/Getty Images)
Cesare Prandelli, ex ct della Nazionale, ha concesso un'intervista ai microfoni di Libero. Queste le sue considerazione sull'Italia dopo il sorteggio dei playoff del Mondiale.
Cesare, perché in Italia tutto viene vissuto come un dramma?
«Perché siam fatti così. La nazionale di Gattuso deve solo accettare la realtà, non frignare e affrontare la sfida di marzo con l’Irlanda del Nord scacciando le negatività».
Persino la storia ci è contro: nel ’58, a Belfast, fu proprio l’Irlanda del Nord a toglierci il primo mondiale.
«Però questo modo di ragionare è contagioso e affligge tutti, anche i giocatori».
I fatti: sono due mondiali che stiamo a casa.
«Lo so bene ma ora non è tempo di alibi, di lamentele sulle formule di qualificazione né di processi. Gattuso ha detto: stiamo uniti e giochiamocela. Il gruppo vince, il singolo perde».
Si vocifera di stage e giorni in più da concedere al ct per gli spareggi.
«No, i giocatori sono uomini e sanno bene cosa fare e cosa evitare. Più utili un paio di cene insieme per guardarsi negli occhi che 4 giorni rinchiusi a Coverciano».
Mancano i leader, in questa squadra?
«Tonali lo può essere in mezzo, e Donnarumma dietro. Ma, ripeto, serve una mentalità diversa che non richieda per forza un leader».
Davanti siamo messi bene con Kean ed Esposito.
«Quei due hanno dato ottimi segnali ma quello che manca è un giocatore che salti l’uomo. Già nei vivai si parla di 3-5-2 o 4-2-3-1... E i talenti, i numeri 10 di un tempo, li mettono davanti alla difesa e lontani dalla porta».
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