A proposito di dettagli, parlava di esperienza: si può dire che l’Inter potrebbe rivelarsi squadra più navigata del Psg?
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«L’esperienza non la fanno gli anni sulla carta d’identità, ma gli anni vissuti ad alti livelli: il Psg ha giocatori che hanno giocato tante partite, e importanti, almeno quanto quelli dell’Inter. Anche per questo, credo sarà una finale molto equilibrata. Spero anche bella, ma quello lo speriamo tutti».
Più forte il Barcellona o il Paris Saint Germain?
«Io credo che il Barcellona fosse un’avversaria “ideale” da affrontare per giocarsi qualcosa di così grande. E per ideale intendo fortissima davanti — come l’Inter dietro — ma poco prudente, diciamo così, in fase difensiva, e l’Inter ha giocatori, non solo attaccanti, che non perdonano. In questo senso con il Psg potrebbe essere più dura. Ma Inzaghi lo sa».
L’attaccante del Psg da temere di più?
«È sempre quello che arriva all’appuntamento nella condizione mentale migliore e credo che uno che ha segnato più di 30 gol come Dembélé veda questa partita come quella della consacrazione stagionale: la giocherà molto carico e leggero allo stesso tempo. Ma io stravedo per Barcola, uno di quei giocatori che prende la palla e dici: “E adesso vediamo cosa fa”. E Kvaratskhelia lo conoscete meglio di me».
Nel senso che conosce Luis Enrique?
«Le sue squadre hanno sempre un equilibrio, credo che anche il fatto di aver allenato in Italia lo abbia fatto crescere come idee e mentalità. Il problema, per l’Inter, è che davanti il Psg non è molto meno forte del Barcellona. Un po’, non molto. Del resto, non hanno mai avuto grandi problemi di budget, no...?».
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