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Veron: “Inter favorita con la Juve, non giudico Chivu. Ecco chi consiglio a Marotta”

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Intervistato da La Gazzetta dello Sport, l'ex centrocampista dell'Inter ha parlato della grande sfida di sabato contro la Juventus
Andrea Della Sala Redattore 

Intervistato da La Gazzetta dello Sport, l'ex centrocampista dell'Inter Juan Sebastian Veron ha parlato della grande sfida di sabato contro la Juventus

Come si può spiegare Juventus-Inter a chi non la conosce?

«Non è facile. E’ una partita diversa, che avverti durante la settimana. La prepari, la immagini, la sogni. Con un solo pensiero in testa: vincerla. Bisogna immaginare un romanzo, un insieme di racconti dentro al quale ciascuno può scrivere un pezzo di storia. A me è successo, perciò ne vado molto fiero».

Anche un calciatore straniero percepisce la tensione di un duello così sentito?

«Certo. Ma a me piaceva soprattutto l’adrenalina dell’evento. La Juventus è sempre stata una società prestigiosa e potente. Già quando guardavo la Serie A dalla tv in Argentina, il Napoli di Maradona lottava per batterla. Ma in generale credo che qualsiasi calciatore, quando è coinvolto in queste grandi partite, si esalti di più del solito. Salgono gli stimoli, è normale. Succede a noi e anche a voi giornalisti, giusto?».

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Chi vince sabato?

«Fare previsioni è complicato ma io vedo favorita l’Inter, nonostante le perplessità che sento in giro».

A Torino, allo Stadium, l’Inter non vince da tre anni e mezzo.

«Ma la squadra ha un telaio collaudato, viene da un periodo di risultati importanti, mi sembra più avanti rispetto alla Juventus. Stiamo a vedere».

Lautaro torna solo giovedì dall’Ecuador e può allenarsi una volta appena, Calhanoglu è giù di corda, Chivu ha incassato già qualche critica.

«Non conosco Chivu, perciò non posso giudicare da lontano il suo lavoro. Di sicuro allenare l’Inter non è facile per nessuno, il discorso dell’esperienza in panchina conta fino a un certo punto. Semmai contano le qualità e la personalità. Cristian verrà valutato in base ai risultati, come succede a tutti i tecnici. Quanto a Lautaro, può sempre inventare qualcosa anche se non è al top. E Calhanoglu resta un grande centrocampista».

Sembra ottimista sul percorso dell’Inter. Che dice il suo amico Javier Zanetti?

«Non lo sento spessissimo quindi non ho idea di cosa stia succedendo lì dentro. In compenso una squadra come l’Inter deve sempre pensare di poter vincere. Non sempre ci si riesce, ad esempio la scorsa stagione è finita senza titoli dopo aver sfiorato scudetto e Champions, ma l’ambizione è fondamentale. Penso che l’obiettivo vero sia sempre la Champions, dopo due finali perse. Però è dura, perché in Europa sono tanti gli ostacoli da superare».

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Da presidente dell’Estudiantes, glorioso club argentino, consiglierebbe un giovane connazionale a Marotta?

«Nel nostro campionato tanti ragazzi hanno un bel potenziale. Magari però prima di andare all’Inter dovrebbero provare una strada intermedia in Europa, per evitare che patiscano il grande salto. Nella mia squadra segnalo un ragazzo fortissimo che sta emergendo oggi, Mikel Amondarain: è un centrocampista box to box, ha ottime prospettive. Ma ha 20 anni, diamogli tempo».

E lei, Veron, quando torna a lavorare in Italia?

«La verità è che qui sono felice. E’ un’esperienza molto formativa, perché sei a capo di un’azienda in cui i tifosi sono soci. Devi abituarti a prenderti le responsabilità».

Il carattere non le è mai mancato, in effetti, anche nel dribblare la domanda...

«Ci stavo arrivando. Il senso è che sto bene in Argentina ma se mi dovessero presentare un progetto intrigante che mi coinvolge e mi appassiona, sono pronto a sedermi al tavolo per ascoltare. Purché sia un ruolo decisionale, ovvio».