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Inter, Chivu avanti con le sue idee: la caduta non spaventa. E Calhanoglu sempre al centro

Andrea Della Sala Redattore 
Serve tempo per la transizione dal calcio di Inzaghi a quello di Chivu. E qualche incidente di percorso è normale

Tempo di riflessioni in casa Inter dopo la sconfitta con l'Udinese. Serve tempo per la transizione dal calcio di Inzaghi a quello di Chivu. E qualche incidente di percorso è normale.

"Non sarà quindi una caduta inattesa alla seconda a San Siro a cambiare l’idea di Inter che custodisce Chivu, anche se all’orizzonte arriva la Juve sparata come una palla di cannone: per il tecnico romeno esiste il rischio di finire a -6 proprio nel derby di Italia. Per evitare lo scenario tetro pre-Champions, Cristian resta fedele alla linea che ha tracciato d’accordo con il club, che lo ha scelto e che lo sostiene oggi più di ieri. Chivu si affida ancora ai “suoi” big da ricaricare, partendo da Calha, che ha ancora saldamente in mano le chiavi della regia, e arrivando a Frattesi, che però rischia di essere all’eterna ricerca di un posto nel mondo nerazzurro. Il tutto, passando per una graduale trasfusione di sangue giovane e, più in generale, per un nuovo modo di interpretare il 3-5-2", analizza La Gazzetta dello Sport.

"L’eventualità di altre cadute non spaventa poi troppo né lui né il club tra le nebbie della nuova era. Del resto, la trasformazione genetica è complicata: la creatura di Inzaghi sta, sì, cambiando pelle, ma non ha ancora le fattezze immaginate da Chivu. Servirà tempo, certe abitudini lunghe quattro anni non sono facili da estirpare, eppure c’è fiducia assoluta che il viaggio verrà completato: l’isola promessa non è poi così distante. Certo, la sconfitta con l’Udinese ha avuto un evidente effetto sul ticchettio dell’orologio, ora le lancette hanno iniziato a muoversi più veloci".

"La caduta di domenica scorsa con i friulani non induce comunque l’Inter a rivoluzioni profonde, anche perché sconfessarsi al primo inciampo sarebbe come un autogol. Niente interventi invasivi, niente bisturi nella carne e nei nervi, nonostante le criticità emerse. Tradotto, la squadra di Chivu resta fedele a stessa, con i vecchi leoni feriti al loro posto, chiamati però a cambiare attitudine in campo una volta per tutte. Toccherà ai più discussi stare in battaglia in modo più aggressivo e verticale, seppur dentro al 3-5-2 di partenza di inzaghiana memoria. Anche chi è più imbevuto dal vecchio calcio di Simone, come questo Calhanoglu appena uscito da una delle estati più difficili della vita e ancora lontano dalla forma che fu. L’ultima partita ufficiale prima di domenica l’aveva giocata tre mesi prima e il ritardo si è visto tutto. Eppure, il flop non ha appannato la futura centralità del turco anche dentro al nuovo sistema: il tecnico vede in Hakan l’uomo ideale per il nuovo credo, quello tecnicamente più adatto a far partire un pensiero rapido verso le punte. Semmai, sia lui che i colleghi del reparto dovranno mettere tutt’altra ferocia quando bisognerà coprire gli spifferi", spiega Gazzetta.