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SportWeek – Chivu da ‘romeno de Roma’ a ‘dittatore democratico’

Eva A. Provenzano
Eva A. Provenzano Caporedattore 
Sul settimanale de La Gazzetta dello Sport un articolo che racconta il passato glorioso da difensore dell'allenatore dell'Inter

"Cristian Eugen Chivu, romeno de Roma (copyright Fabio Capello) nasce a Resita, citta della Romania, Alpidella Transilvania, famosa per un'antica miniera diepoca romana. Da queste parti nasce la leggenda del conte Dracula, il fuoriclasse dei vampiri. Quando sbarca a Fiumicino, un tifoso agita uncartello: "Ecco er vampirello". Chivu non succhia sangue, almeno dalle casse giallorosse: costo 18 milioni di euro, due di ingaggio. Morde invece il collo degli avversari in difesa. Alto, intelligente, capitano dell'Ajax (la squadra contro cui ha esordito in Champions da tecnico.ndr) a 21 anni, dolcissimo piede sinistro, piace molto all'allenatore Capello che lo fa subito esordire". Su Sportweek, inserto settimanale de La Gazzetta dello Sport, Germano Bovolenta parla dell'allenatore dell'Inter a partire dal suo arrivo in Italia, da giocatore, nella Roma di Capello.

E a quell'epoca il signor Franco Baresi lo definiva "uno dei migliori al mondo" in difesa. "Colleziona consensi e rispetto. Umile e carismatico, libero, centrale, ma anche terzino o mediano. Duro, disciplinato, tecnica da rifinitore e colpi brasiliani sui calci da fermo. Un leader, fa coppia con l'argentino Walter Samuel", si legge. L'argentino poteva affiancarlo in panchina all'Inter, poi ha deciso di restare accanto a Scaloni in Nazionale. A Roma dicevano ad un certo punto che era uno Swarowski o Cristal Chivu e lui disse: «Non avevo la fama di un fisico importante. Ho avuto problemi durante la mia carriera, dovuti non so a cosa. Ma la mia forza era che riuscivo sempre a rialzarmi». 

E poi l'approdo all'Inter, a 27 anni. Un incidente serio alla testa in uno scontro con Pellissier, un incidente che gli ha cambiato la vita. Ma lui si è messo il celebre caschetto e ha ricominciato a giocare per sei anni in nerazzurro: tre scudetti vinti, la Champions a Madrid nell'anno del Triplete, due Coppe Italia e due Supercoppe, infine il Mondiale per Club. Vittorie che lo hanno legato per sempre ai colori nerazzurri che oggi ha deciso di vestire da allenatore. A 32 anni, quando ha lasciato il calcio giocato, è entrato a Coverciano ma non aveva intenzione di fare l'allenatore, un desiderio che è nato dopo. Ha cominciato dalle giovanili dell'Inter e poi è arrivato al Parma, 13 gare e la salvezza conquistata. Poi la chiamata di Marotta e Ausilio e lui che dice «Sono tornato a casa» e quando gli chiedono che allenatore è replica: «Un dittatore democratico».

Ieri il presidente dell'Inter ha parlato di lui: «Sono soddisfatto e molto e non si può valutare comunque un allenatore in un mese e mezzo di lavoro fatto di quotidianità. Lui è veramente un allenatore che impersonifica caratteristiche professionali di alto livello, dobbiamo avere il tempo di metterle a disposizione. Ha un metodo di lavoro moderno, riesce a valorizzare i giocatori, ha grande motivazioni e sono ottimista». 

(Fonte: Sportweek)