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L'esterno dell'Inter Federico Dimarco, intervenuto in conferenza stampa alla vigilia della sfida di Champions, ha parlato del suo impiego lo scorso anno rispetto a quello sotto la guida di Chivu.
"Il taglio col passato è uno squarcio lungo così: si apre dal fianco sinistro dell’Inter e arriva fino in Arabia. Impossibile non vederlo, dopo che Federico Dimarco ha spiegato il suo pensiero davanti a microfoni e telecamere ieri pomeriggio ad Appiano, alla vigilia della seconda notte di Champions contro lo Slavia Praga: «Se è cambiato qualcosa in me? Dal mio punto di vista no, mi sono sempre allenato al cento per cento. È stata solo una scelta dell’allenatore: giocare più spesso 90 minuti ti aiuta a crescere di condizione, piuttosto che uscire matematicamente dopo 60 minuti...». Ecco, ogni riferimento è tutt’altro che casuale, perché Dimarco ha marcato la sua differenza tra il nuovo corso dell’Inter e quello precedente come farebbe in campo. Un assist a Chivu, l’uomo che — parole sue — lo sta aiutando a ritrovare la fiducia che aveva perso in questi mesi, e una bordata a Inzaghi, l’ex allenatore che lo gestiva col risparmio energetico sempre attivato: per Simone, Dimarco era un titolarissimo con l’asterisco", sottolinea La Gazzetta dello Sport.
"A differenza di Conte, Inzaghi ha creduto in lui e gli ha affidato le chiavi della fascia sinistra dell’Inter, lo ha modellato in un esterno di livello internazionale, ma lo ha utilizzato con una certa parsimonia, diciamo così. Sostituendolo quasi sempre — 113 volte su 131 presenze da titolare, ovvero nell’86% delle partite — e spesso intorno all’ora di gioco. In quattro stagioni con Inzaghi in panchina, le occasioni in cui Dimarco è rimasto in campo per almeno 80 minuti sono state 37, e per restare all’ultima annata il bilancio è stato di 11 partite su 39 gare da titolare. Siamo lontani, lontanissimi, dai ritmi di Chivu: anche se la gestione del romeno è condensata in un fazzoletto di 10 partite, la tendenza è già piuttosto chiara e somiglia a un’inversione di marcia (come pure i metodi di allenamento, che hanno permesso a Dimarco di ritrovare la brillantezza dei bei tempi). Tra il Mondiale per club e la stagione attuale, il successore di Inzaghi ha sì sostituito Dimarco 5 volte su 7, ma solo una volta il richiamo in panchina si è materializzato prima del 65’, al debutto in campionato contro il Torino e sul 4-0 per l’Inter. Nelle altre 4 occasioni, il mancino nerazzurro ha lasciato il posto a un compagno negli ultimi 10 minuti di gara".
"La ricetta è quella giusta, a detta del diretto interessato ma non solo, perché il campo parla: la continuità nel minutaggio si è tradotta in continuità di rendimento. Dimarco ha messo il piede in 3 gol nelle ultime 4 gare, con la rete al Sassuolo incastonata tra gli assist per Thuram e Pio contro Juve e Cagliari. E stasera prepara la mira per lo Slavia: dopo la panchina iniziale in Sardegna, sarà di nuovo titolare. All’improvviso, allora, quelle parole pubblicate da Federico sui social per salutare l’ex allenatore — «sei stato come un fratello maggiore, un amico, una persona leale con cui condividere quattro anni bellissimi e quella stella che ci legherà per sempre» — sembrano lontanissime nel tempo. Parole sincere, certo, ma che ormai appartengono al passato, mentre Dimarco e l’Inter preferiscono volgere lo sguardo in avanti. Allo Slavia da battere, per continuare a correre in Champions, e poi alla Cremonese, per proseguire la risalita in A: «Il nostro obiettivo è guardare sempre al presente o al futuro, mai al passato». Mancava solo l’ultimo punto a capo, lo ha messo Dimarco", aggiunge Gazzetta.
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