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Il giornalista Fabio Licari, su La Gazzetta dello Sport, ha analizzato il momento dell'Inter e le novità portate da Chivu
"Chivu, al momento, è fedele al 3-5-2 inzaghiano e ne conferma anche le variazioni individuali, da Zielinski play a Carlos Augusto terzo centrale. Viene il dubbio che i giocatori si divertano un po’ meno, interpretando un gioco un po’ ripetitivo. L’Inter è cambiata rispetto ai tempi di Inzaghi, ma forse non quanto sarebbe stato necessario per affrontare una stagione che non poteva essere rivoluzionaria — troppi gli interpreti centrali in arrivo dal passato — ma almeno riformista sì, come lo stesso Chivu aveva lasciato intendere. Il 3-4-2-1 con Lookman destabilizzante e Koné pilastro centrale, mai nato per ragioni di mercato, presto ha ripiegato su una formula più inzaghiana: 3-5-2 che in fase offensiva diventa 3-3-4, la mezzala che si aggiunge nel possesso alto, Bastoni che entra da mezzala. Poi la manovra sembra più veloce e diretta, la pressione più intensa, i palloni verso la porta rivale aumentano (e diminuiscono i retropassaggi)", analizza La Gazzetta dello Sport.
"L’impressione a occhio nudo è quella di una squadra un po’ più sintetica dell’ultimo Inzaghi, più spiccia nei modi. Le cifre però raccontano una realtà meno alternativa, con tanti paralleli nei parametri chiave: gol, possesso, palle recuperate, dribbling, tiri in porta. Qualcosa cambia sul fronte delle grandi occasioni create (4.1 contro 3,3) e di quelle mancate (2,7 contro 1,8), ma è anche vero che in attacco Chivu un’abbondanza qualitativa, oltre che quantitativa, che Inzaghi si sarebbe sognato: Esposito e Bonny sono titolari supplementari. E in altri reparti non c’erano Akanji, Sucic (dov’è finito?), l’ultimo Zielinki, un Luis Henrique rivitalizzato dopo la partenza choc. Qualcosa di originale potrebbe anche nascere combinando diversamente gli ingredienti".
"Non si può dire che a Chivu manchi coraggio: si vede da come ha preso in mano l’Inter fin dal primo giorno e dallo stile mediatico esemplare anche in situazioni complesse. Ha personalità. Però è come se, scottato da qualche risposta negativa iniziale, avesse fatto un calcolo più conservativo: l’Inter non regge il cambio radicale che avevo in mente, allora meglio recuperare le abitudini consolidate, in attesa di una rivoluzione vera e non solo ideologica. Difficile dargli torto, ma qualcosa si può. Diceva Trapattoni: «Noi tecnici ci svegliamo sempre un quarto d’ora prima per cercare di fregare i colleghi», inventando mosse e soluzioni mai viste o, vedi mai, recuperate da un passato che, nel calcio, non si butta mai via del tutto. Che sia l’ora?", chiude Gazzetta.
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