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Inter-Psg, esperienza contro freschezza. “Ci sono dei segnali che inducono all’ottimismo”

Andrea Della Sala Redattore 
Sabato 31 maggio Inter e Psg si sfideranno a Monaco, la vincente alzerà il trofeo più ambito. Tante le differenze tra le due squadre

Manca sempre meno alla finale di Champions League. Sabato 31 maggio Inter e Psg si sfideranno a Monaco, la vincente alzerà il trofeo più ambito. Tante le differenze tra la squadra di Inzaghi e quella di Luis Enrique.

"Esperienza contro freschezza. A Monaco di Baviera, nella finale che aspettiamo con impazienza, si sfideranno la più vecchia e la più giovane del reame europeo. L’Inter è la squadra con l’età media più alta di tutta la Champions, 29 anni e tre mesi e sopra i 30 nell’undici titolare. Il Paris Saint-Germain è invece la più giovane tra le magnifiche sedici che hanno affrontato gli ottavi di finale, con appena 23 anni e due mesi. Generazioni a confronto. I nerazzurri sono alla fine di un ciclo, i parigini all’inizio di un percorso dopo anni con tanti campioni e poche soddisfazioni", scrive il Corriere della Sera.

Perso Mbappé, il Psg ha acquistato Pacho, Joao Neves e Douè in estate e Kvaratskhelia a gennaio, tutti sotto i 25 anni. Sopra i 30 c’è solo Marquinhos (31). L’Inter, immaginando la squadra che Inzaghi manderà in campo sabato sera, ne ha tre sopra i 35: Sommer, Acerbi e Mkhitaryan. Filosofie diverse che in futuro magari diventeranno simili. Marotta e Ausilio, seguendo i desideri del fondo Oaktree, chiuso il ciclo ringiovaniranno il gruppo. Ma ora, davanti alla partita delle partite, la personalità, la freddezza e i nervi saldi dei vecchietti nerazzurri potrebbero compensare l’esuberanza della banda di Luis Enrique. E pareggiare il divario economico. I parigini hanno chiuso il bilancio della stagione 2023-24 con un fatturato di 807, 9 milioni più del doppio dei nerazzurri (359,2).

"Numeri che aiutano a interpretare e capire una partita piena di fascino e di incognite. L’Inter, lontano dai suoi confini, ha dato il meglio. Forte, sicura, spietata. Proprio a Monaco di Baviera, nell’andata dei quarti, ha compiuto un capolavoro con la squadra più vecchia di tutta la Champions. E nella doppia semifinale con i marziani del Barcellona si è ripetuta. È vero che a San Siro la buona stella ha strizzato l’occhio a Inzaghi nel momento in cui il tiro di Lamine Yamal, potenziale 2-4, si è fermato sul palo. Ma sono proprio questi i segnali che inducono all’ottimismo. Oltre alla forza di una squadra che sulla Champions ha investito tutto, a costo di gettare (come è successo) il resto, compreso lo scudetto", aggiunge il quotidiano.