Tra le pagine dell'edizione odierna del Corriere dello Sport, Alberto Polverosi, giornalista, ha analizzato così la sconfitta di ieri dell'Inter contro l'Atletico Madrid: "Perdere una partita così, dopo averla giocata con qualità, personalità e intelligenza, dopo aver creato quattro-cinque occasioni da gol traversa compresa, dopo aver schiacciato l’Atletico Madrid nel suo stadio all’inizio sia del primo che del secondo tempo, dopo aver riagguantato il pareggio, perderla così, su calcio d’angolo al terzo minuto di recupero, brucia maledettamente. Non è bastata all’Inter la spinta di tutta la squadra, il suo miglior livello tecnico rispetto agli spagnoli, il numero delle conclusioni e nemmeno la giocata super della coppia Zielinski-Bonny sul gol dell’uno a uno.

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Polverosi: “Inter, brucia maledettamente. 5 sconfitte in 17 gare sono troppe per chi…”
Il risultato dice qualcosa di diverso: alla prima avversaria di spessore, diciamo di nome, è arrivata la prima sconfitta in Champions. Non meritata, anzi, ma il primo stop toglie all’Inter qualche certezza e la spinge un po’ più giù in classifica. In più c’è pure questo fastidio del numero delle sconfitte, su diciassette partite ufficiali sono già cinque, tante, troppe per chi ha legittime ambizioni come l’Inter. Finora come una formichina si era messa da parte un bel po’ di punti, contro Ajax (ultima e unica ancora a zero punti), Slavia Praga, Union Saint Gilloise e Kairat, per adesso tutte fuori dagli spareggi. Poi però è arrivato l’inverno e la speranza è che quel tesoretto sia sufficiente per arrivare agli ottavi passando dalla porta principale. L’inverno dell’Inter europea è iniziato a Madrid e proseguirà con Liverpool, Arsenal e Borussia Dortmund, queste sono le partite vere. Non era facile, si sapeva. Nel suo stadio l’Atletico ha vinto dodici delle ultime tredici gare di Champions League.
Ma si sapeva anche di che panni si vestono i nemici del Real. Se in Europa c’è una squadra, una sola, sempre uguale a se stessa è proprio l’Atletico. Attacco più, attacco meno, con un pizzico di fantasia ma anche senza quel pizzico, sono quattordici anni, quelli del Cholo, che l’Atletico è ferocia agonistica, pressing forsennato, aggressività totale, massima densità difensiva (anche in dieci là dietro) e contropiede. Così vince le partite, anche quelle che non merita pienamente come è capitato ieri sera. Basta vedere la rete dell’uno a zero per capire la natura dei colchoneros: palla rubata da Molina a Calhanoglu, in un lampo pallone in area, deviazioni, rimpalli e gol di Julian Alvarez.
Ma se in una partita conta anche il gioco, contano le occasioni, contano la qualità della manovra e l’insistenza offensiva, allora i 90 minuti del Metropolitano sono stati in buona parte dei nerazzurri. E’ sufficiente un dato per dare l’idea di quanto è successo: dodici conclusioni a cinque per l’Inter dopo un’ora di partita. Era partita bene nel primo tempo e ancora meglio nel secondo, quando finalmente ha agguantato l’Atletico con il gol di Zielinski, dopo la traversa di Barella e la palla-gol di Dimarco. Sono stati quindici minuti d’inferno per gli spagnoli, nemmeno in dieci davanti a Musso riuscivano a respingere l’assedio dell’Inter. Rimesse le cose a posto, i nerazzurri hanno cominciato a respirare e quello, il respiro troppo lungo, è stato il problema. Anche perché il Cholo aveva avvertito Chivu mettendo dentro tutta la sua artiglieria pesante: Sorloth, Nico Gonzalez e Griezmann accanto a suo figlio Giuliano e ad Alvarez. Voleva vincerla e l’ha vinta. A modo suo".
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