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La nuova filosofia verticale di Chivu coinvolge direttamente anche il portiere. Se prima Sommer era quasi un regista abbassato, ora lo svizzero guarda avanti e non muove palla in orizzontale.
"Il portiere giochista di questa epoca, quello che imposta dal basso, usa più i piedi delle mani come fosse un regista, non appartiene al manuale di Cristian Chivu. La palla può tornare dietro a Sommer, ci mancherebbe, ma succede perché la pressione avversaria porta l’Inter a farlo, e al massimo un paio di volte nella stessa azione. Non una scelta, dunque, ma una necessità da gestire grazie anche alla qualità dello svizzero rinato, e pronto a giocare pure tra Bruxelles e Napoli.
Soprattutto in Italia, però, raramente i rivali aggrediscono in alto i nerazzurri, costringendoli a rintuzzare all’indietro e, anche per questo, il pensiero nerazzurro è rivolto sempre in avanti. Tra l’altro, le imperfezioni difensive sono svanite man mano che la squadra ha digerito i nuovi principi e l’attenzione dei singoli è cresciuta. I numeri sono lì a confermarlo: nelle prime tre della stagione l’Inter ha preso sei gol, nelle ultime sei è scesa a due (quelli contro Sassuolo e Cremonese non hanno fatto male). Conseguenza, il crollo dei tiri subiti: la media iniziale era 11,3 a gara, ora giù fino a 7,1", spiega La Gazzetta dello Sport.
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