"Proprio ieri Chivu ha compiuto 45 anni, in potenza ha davanti a sé almeno un ventennio di pallone ad alto livello e può essere che il tempo ne guasti e avveleni le buone intenzioni. Non possiamo però impegnarci sul futuro, dobbiamo valutare l’oggi, e il presente dice che Chivu si distingue dalla stragrande maggioranza dei suoi colleghi, lagnoni e piagnoni, convinti che dietro ogni partita persa ci sia la colpa di qualcun altro, se non un complotto ordito da chissà quali forze oscure. Nel dopo Napoli-Inter, il messaggio di Chivu è stato degno di un manager inglese agli albori del football. Il discorso di Chivu è così riassumibile: parliamo di calcio, dei nostri difetti, delle cose da salvare e di quelle che avremmo voluto fare e che non abbiamo fatto, non buttiamola in confusione perché non serve a nulla, ripartiamo e basta, concentriamoci sulla prossima giornata. Parole rivoluzionarie, specie in Italia, la patria del lamento, il Paese in cui la vittoria ha tanti genitori e la sconfitta è sempre orfana".
"Non siamo sicuri che la sportività di Chivu sia destinata a durare in eterno, lui assicura di sì, ma prima o poi anche Chivu potrebbe vacillare. E non siamo neppure certi che la correttezza paghi quanto la furbizia. Sui “mind games”, sulle provocazioni verbali e non, un allenatore come José Mourinho ha costruito una carriera. Chivu è stato allenato da Mou, è stato uno dei difensori dell’Inter del Triplete, ma dallo Speciale ha preso zero, quanto a magheggi. Non osiamo immaginare che cosa avrebbe detto e fatto Mourinho di fronte al rigore concesso sabato al Napoli. Chivu ha ignorato l’argomento. Ecco perché, più della polemica Marotta-Conte, ci preme sottolineare la contrapposizione comportamentale tra Conte e Chivu. Il primo, seppure vincitore, aveva dentro il veleno della lite indecorosa con Lautaro. Il secondo, seppure sconfitto, diffondeva una serenità da monaco di Tibet (Mourinho, citazione). Attenzione a non confondere i piani: all’esterno Chivu appare calmo e accogliente; all’interno, nello spogliatoio, dicono che sappia farsi rispettare. Resta un’ultima domanda: che cosa sarebbe successo a parti invertite? A quale post partita avremmo assistito se Mariani quel rigore lo avesse fischiato a favore dell’Inter? Temiamo che il Maradona si sarebbe trasformato in una valle di lacrime contiane".
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