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Adriano: “L’Inter è speciale. Mai usato droghe, ma quanto bevevo. Moratti…”

Gianni Pampinella

Nel giro di nove giorni, sono passato dal giorno più felice della mia vita al giorno più brutto. Sono passato dal paradiso all’inferno. Sul serio. Mi chiamano da casa. Mi dicono che mio padre è morto. Un infarto. Non mi va di parlarne, ma vi dico che da quel giorno, il mio amore per il calcio non è stato più lo stesso. Amavo il calcio, perché lo amava lui. Tutto qui. Era il mio destino. Quando giocavo a calcio, giocavo per la mia famiglia. Quando facevo gol, facevo gol per la mia famiglia. Quindi da quando mio padre è morto, il calcio non è stato più lo stesso.

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Ero in Italia, dall’altra parte dell’Oceano, lontano dalla mia famiglia e non ce l’ho fatta. Sono caduto in depressione. Ho iniziato a bere tanto. Non avevo voglia di allenarmi. L’Inter non c’entra niente. Io volevo solo andare a casa. Se devo essere onesto, anche se ho segnato tanti gol in Serie A in quegli anni, anche se i tifosi mi amavano davvero, la mia gioia era svanita. Era mio padre, capite? Non bastava spingere un bottone per tornare me stesso.

Nel 2008, era l’epoca di Mourinho all’Inter, la situazione era diventata insostenibile. I giornalisti mi seguivano ovunque e con Mourinho era tutto un: “Che cazzo! Vaffanculo! Vuoi fottermi, vero?”.

Ho detto, Oh Signore. Portami via da qui. Non ho resistito.

Mi hanno convocato in nazionale e prima di partire Mourinho mi dice: “Non torni più, vero?!”

Gli ho detto: “Già lo sai!”

Biglietto solo andata.

La stampa alle volte non riesce a capire che siamo degli esseri umani. Essere L’Imperatore significava avere troppe pressioni. Io venivo dal nulla. Ero solo un ragazzo che voleva giocare a calcio e poi uscire per bere qualcosa con i suoi amici. So che è un qualcosa che non si sente spesso dai calciatori di oggi, perché è tutto così serio e ci sono troppi soldi di mezzo. Ma voglio essere onesto. Io non ho mai smesso di essere il ragazzo della favela. La stampa diceva che ero “scomparso”. Dicevano che ero tornato nelle favelas, che mi stavo drogando e tante altre storie incredibili di tutti i tipi. Pubblicavano foto mie dicendo che ero circondato da criminali e che la mia storia era una tragedia. Mi viene da ridere, perché quando fanno così, non sanno assolutamente di cosa stanno parlando. Non capiscono che stanno facendo una figura di merda.

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Ero fuori forma, fisicamente e mentalmente. Sapevo di aver bisogno d’aiuto. Quindi sono finito al San Paolo perché lì potevo ricevere aiuto dal REFFIS. All’epoca, il SPFC aveva alcuni dei migliori dottori del mondo. Ho iniziato a vedere uno psicologo che mi ha aiutato a combattere la depressione e sono stato in grado di ripartire.

E per questo devo ringraziare ancora una volta il Signor Moratti, perché è sempre stato d’accordo in tutto. Mi ha lasciato il mio spazio perché sapeva cosa stavo passando. Ho fatto avanti e indietro dall’Italia al Brasile per un po’. Ma alla fine, non potevo mentire a lui.

Moratti un giorno mi ha chiamato e mi ha chiesto: “Come ti senti?”

E lui ha capito la situazione. Completamente. Mi ha lasciato andare serenamente. E gli sarò sempre grato per questo.

“Adriano rinuncia ai milioni per andare a casa”

Sì, forse ho rinunciato ai milioni. Ma l’anima ha davvero un prezzo? Quanto sareste disposti a pagare per tornare alla vostra essenza?

All’epoca ero distrutto per la morte di mio padre. Volevo sentirmi ancora me stesso. Non mi drogavo. Bevevo? Certo che sì, Ammazza se bevevo. Alla salute. Se analizzate la mia pipì - e lo giuro su Dio - non troverete nessuna traccia di droghe. Perché so che il giorno in cui farò uso di droghe mia madre e mia nonna moriranno. Però sapete una cosa? Sicuramente troverete tracce di alcolici. Credo che la mia pipì sia torbida come la Caipirinha! Quando sono tornato a casa per giocare con il Flamengo, non volevo più essere l’Imperatore. Volevo essere Adriano. Volevo divertirmi ancora. E diciamo che ci siamo divertiti. Sono stato davvero orgoglioso di essere L’Imperatore. Ma senza Adriano, L’Imperatore è inutile. Adriano non ha la corona. Adriano è il bambino delle baracche che è stato benedetto da Dio. Lo capite adesso? Lo vedete? Adriano non è scomparso tra le favelas. È solo tornato a casa.

(theplayerstribune.com)

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