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Inter, no all’esonero di Conte per due motivi. Dimissioni unica via, c’è un grande rischio

Martedì il faccia a faccia tra le parti per decidere il futuro della panchina nerazzurra

Fabio Alampi

Ancora qualche giorno, e il futuro della panchina dell'Inter sarà più chiaro: martedì andrà in scena il tanto atteso confronto tra Antonio Conte, Steven Zhang e la dirigenza nerazzurra. L'esito, dopo le dichiarazioni del tecnico al termine della finale di Europa League, appare scontato: sarà addio. Quello che bisognerà definire saranno le modalità del divorzio, questione tutt'altro che semplice: l'Inter, come scrive il Corriere dello Sport, non procederà con l'esonero.

DUE MOTIVI - "Dietro questa scelta ci sono ragioni tecniche, ma anche economiche. Da un lato, infatti, il desiderio è di proseguire il lavoro impostato e giudicato positivamente, senza ricominciare un'altra volta da capo, ma anzi puntando sulla continuità e sulla crescita del gruppo, rafforzato da qualche innesto, per contendere definitivamente lo scudetto alla Juventus. Dall'altro, un esonero sarebbe un vero e proprio salasso per i conti del club, che dovrebbe accantonare immediatamente a bilancio i due anni restanti di contratto dell'allenatore e del suo staff. Al lordo, si tratterebbe di 55-60 milioni di euro".

DIMISSIONI UNICA VIA - "Se Conte dovesse rimanere sulle sue posizioni, ritenendo, quindi, che non esistano le condizioni per proseguire, toccherà a lui lasciare, dando le dimissioni e rinunciando ai 24 milioni di euro previsti sul suo contratto. Una buonuscita? Possibile, ma al momento difficile".

IL RISCHIO - "Se il tecnico non si chiamerà fuori, il rischio è quello di andare incontro ad una convivenza forzata, che, alla fine, sarebbe controproducente per tutti. I problemi, infatti, finirebbero per essere soltanto messi sotto il tappeto, non certo cancellati. E, al primo piccolo incidente di percorso, ecco accendersi nuovamente l'incendio. Se abbia un senso proseguire in questo modo è una domanda a cui deve rispondere l'Inter. Difficile farlo ora. Ragione per cui non è da escludere che nemmeno martedì arrivi la parola fine a questa vicenda".

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