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Icardi: “Niente proclami ma la strada è giusta. Che personalità Spalletti! Maradona…”

Gianni Pampinella

Lo sa che in Spagna dicono che a fine anno farà le visite mediche al Real Madrid?

«Che scemenza».

Se domani arrivassero qui Real Madrid, Barcellona o un altro top club e dicessero: questi sono i soldi per pagare la clausola, lei che fa?

«Non è il momento di parlarne. Non sono io che gestisco queste cose».

La clausola però dovrebbe firmarla lei...

«Intanto non sono ancora arrivati (ride, ndr). Io qui sto benissimo, gioco, sto facendo gol, sono capitano, sono cose importanti. Poi non sono io quello che gestisce. C’è la società, c’è Wanda. Sono fatto così, non mi piace gestire certe cose, le lascio fare ad altri».

La clausola è troppo bassa o troppo alta? Rinnova o no?

«La clausola è bassa o alta non so chi lo dice, l’ha messa l’Inter. La mia intenzione è vin- cere qualcosa con questa maglia e poi, se in un futuro viene il momento di parlare di mercato, andranno da Ausilio, dal presidente: ma io l’ho detto sempre, mi trovo bene qui».

Ausilio ha detto che farete tanti rinnovi...

«Qualche rinnovo l’abbiamo fatto: ne arriveranno altri allora. Gli piace trattare con Wanda, hanno un rapporto di amo- re e odio (dice ridendo, ndr)».

Il suo forte legame con l’Inter da dove nasce?

«L'Inter mi è sempre piaciuta fin da quando giocavo alla Playstation. La sceglievo perché c’erano giocatori come Adriano che era devastante e Martins velocissimo. Poi degli amici delle Canarie vennero al museo di San Siro. Comprarono due cappellini: Inter e Milan. Mi sono tenuto quello dell’Inter, lì iniziai a tifarla. Mi emozionò quando ero alla Samp e mi chiamò Moratti».

C’è stato un periodo in cui si è sentito emarginato dall’Argentina? Le è mai venuta la tentazione di rispondere alla convocazione dell’Italia?

«Sono argentino e giocare in Nazionale era la cosa più im- portante. Ora mi manca vincere qualcosa con loro».

Con Maradona qual è il problema?

«È stato un mito in campo, ma non so che rispondergli, ha la fissa con me, fatti suoi».

Lei è nato a Rosario, come Messi: che legame ha?

«Siamo entrambi tifosi dei Newell’s Old Boys. Messi l’ho conosciuto a Barcellona. Ero un bambino di Rosario e questa cosa lo colpì».

A Barcellona cosa non ha funzionato?

«Sono andato via perché non mi trovavo bene a giocare in un modulo con tutti piccolini. Anche Ibrahimovic si è trovato malissimo. Ho scelto la Samp, sapevo che avrei avuto più spazio. E poi non sei un ve- ro attaccante se non hai giocato contro le difese italiane».

(Corriere della Sera)

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