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Inter, Gosens si racconta: “Avrei voluto giocare con Milito. I miei segreti…”

Inter Robin Gosens
Le parole del laterale nerazzurro all'interno del format 'Footsteps' su Recast

Daniele Vitiello

Robin Gosens si è raccontato tra passato e presente nel format proposto dall'Inter su Recast dal nome 'Footsteps'. Il tedesco è partito dalle sue origini: "Ho esordito a Dordrecht, una piccola città olandese. Ho fatto lì la mia prima presenza a livello professionistico, sicuramente è una delle mie città. La città principale è Bergamo dove sono cresciuto di più sia come giocatore che come uomo. Sarà per sempre una parte della mia vita, anche per la pandemia, la parte più orrenda della mia vita. A Milano venivo spesso anche quando ero a Bergamo, è la più moderna e bella".

I segreti del mio successo?

"Senza la mia mentalità non sarei qui adesso. Con la disciplina sono due cose che vanno insieme, le cose più importanti. Non ho lo stesso talento di tanti altri, per questo hanno avuto questa importanza. La terza cosa è stata divertirmi in ciò che facevo. Questo amore per il calcio è una parte di me".

Con chi avrei diviso la stanza?

"Difficile da dire, ma scelgo Klinsmann. Quando era qui all'Inter era l'idolo dei tedeschi e sarebbe stato bello dividere la stanza con lui".

Inter Gosens

Con chi avrei voluto giocare?

"Direi Eto'o oppure Milito. Tantissimi all'Inter hanno fatto la differenza, Milito mi ha sempre impressionato per la presenza in area avversaria. Io metto tanti cross e con lui avremmo formato una bella coppia".

Chi avrei voluto sfidare in allenamento?

"Andy Brehme. In tanti mi dicono che siamo paragonabili, io invece non sono così sicuro. Lui ha interpretato il ruolo alla grande, ma era un giocatore diverso. Sarebbe stato interessante sfidarlo, vedere differenze e cosa imparare dal suo gioco".

Il gol più emozionante?

"All'Europeo dell'anno scorso con la Germania contro il Portogallo, ho fatto due assist e un gol. Era il match più importante del girone, un'esperienza unica. Giocare per la Nazionale è incredibile e finora quello è il momento più bello che ho vissuto".

L'idolo da bambino?

"David Alaba è sempre stato il mio idolo fin da quando ho iniziato a giocare a calcio. Non so neanche il perché, ma lo vedevo in Bundesliga e nel Bayern fin da giovane ha giocato in tutti i ruli. Mi ha sempre impressionato".

I luoghi dell'infanzia?

 "Tutti i giorni eravamo a scuola fino alle due e poi fino a sera eravamo in campo a giocare tra amici che ancora adesso ho. Siamo cresciuti nel campo di calcio del mio paese. Un campo piccolino, anche brutto, ma ci siamo divertiti tanto. Ci siamo sempre detti: 'Se uno di noi diventa un professionista sarà la cosa più bella al mondo'. Ne parliamo ancora oggi. E' capitato a me ed è una cosa che mi fa molto emozionare".

La mia frase guida?

"Vale la pena sognare. Nel periodo più duro della mia vita, durante la pandemia, è venuta fuori questa idea di mettermi su un tavolo e scrivere tutto quello che avevo in mente. È venuto fuori un libro che è molto personale. Io amo leggere e avere in mano il tuo libro è stato un processo molto lungo e alla fine molto bello".

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