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I contratti di Pioli e Inzaghi
—Stessa cosa per Inzaghi che, complice un cammino negativo in campionato, culminato con 12 sconfitte, è finito spesso nel tritacarne - anche per le punzecchiature neanche troppo velate da parte dell’ad Beppe Marotta -, con il rischio anche di saltare subito se avesse fallito determinati obiettivi. Invece Inzaghi da buon “dead man walking” ha sempre reagito quando era a un passo dal burrone: dopo un ko doloroso in campionato, ecco l’exploit in Champions o in Coppa Italia. E così l’allenatore piacentino è arrivato fino alla finale di Istanbul, sorprendendo tutti, in primis il club che ha deciso di prolungare il suo contratto in scadenza nel 2024: nelle scorse settimane è stato raggiunto l’accordo per rinnovare fino al 2025 con adeguamento verso l’alto dell’ingaggio attualmente da 5.5 milioni. L’annuncio dovrebbe arrivare durante la sosta, probabilmente verso la fine di questa settimana o l’inizio della prossima.
Pioli il contratto fino al 2025, con stipendio alzato a 4.1 milioni, lo aveva firmato già a ottobre 2022 e alla fine è rimasto lui in sella, anziché Maldini. La proprietà ha deciso di tagliare il cordone con l’ex capitano, dando invece fiducia a un uomo che nel periodo buio della pandemia aveva saputo fare da collante fra giocatori e società, iniziando a costruire quella che poi, gradualmente, è diventata la squadra capace di vincere lo scudetto nell’annata 2021-22. Gli americani, Furlani e Moncada lo stimano. A lui hanno deciso di affidare il nuovo Milan rivoluzionato.
Inter e Milan, che rivoluzioni
—Anche l’Inter è stata rivoltata come un calzino e Inzaghi, da buon aziendalista, ha dovuto dire sì, chinando la testa e lavorando ad Appiano per disegnare una squadra che fosse comunque all’altezza di quella precedente. Sia Inzaghi sia Pioli sono dovuti ripartire quasi da zero. Entrambi hanno perso punti di riferimento importanti nello spogliatoio: il nerazzurro tutti i senatori, da Handanovic a Brozovic, passando per Skriniar, D’Ambrosio e Dzeko, oltre al carismatico Onana e al traditore Lukaku. Come detto, Inzaghi non ha battuto ciglio. Certo, avrebbe voluto mantenere tutti i big, i 13-14 titolari, e cambiare tutti gli altri, invece ha perso il portiere, punto di forza in Europa, mentre il centravanti su cui voleva costruire la corsa scudetto gli ha dato il 2 di picche. Nessun problema, l'Inter è ripartita con il solito 3-5-2, le certezze di un tempo e i nuovi si sono calati nelle richieste di Inzaghi.
Anche Pioli ha perso figure fondamentali che lo aiutavano nella gestione della squadra a Milanello: Maldini - al di là dei rapporti, Paolo rappresentava il Milan a 360 gradi -, Ibrahimovic e Tonali. Rispetto a Inzaghi, l'allenatore rossonero ha deciso di cambiare, il vecchio 4-2-3-1 la scorsa annata aveva scricchiolato e serviva una novità per svoltare. Ecco così il frizzante 4-3-3, giocatori più europei da lui richiesti e un Milan che sembra viaggiare ad altri ritmi rispetto al recente passato. Se questo basterà per colmare il gap evidenziato nei precedenti quattro derby del 2023 contro l'Inter, lo si scoprirà il 16 settembre”, si legge.
(Fonte: Tuttosport)
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