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fcinter1908 ultimora Biasin: “Inter, da Lautaro sculacciata ai detrattori. Ma c’è una nota stonata”

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Biasin: “Inter, da Lautaro sculacciata ai detrattori. Ma c’è una nota stonata”

Biasin: “Inter, da Lautaro sculacciata ai detrattori. Ma c’è una nota stonata” - immagine 1
Le parole del noto giornalista a proposito dei nerazzurri all'indomani della vittoria contro lo Slavia Praga in Champions League
Daniele Vitiello
Daniele Vitiello Redattore/inviato 

Fabrizio Biasin, nel suo editoriale per TMW, ha proposto e commentato due immagini che riguardano l'attualità di casa Inter. Partendo da ieri sera: "L’immagine di Lautaro che segna di capoccia contro il Cagliari e ne fa due allo Slavia Praga è una sculacciata – l’ennesima – a tutti coloro che non perdono occasione per dire “è un bravo attaccante ma niente di più”. Segna tanto, segna sempre. Basta leggere i numeri (sesto tra i migliori marcatori nerazzurri di tutti i tempi e quinto nell’Argentina). E se pensate “sì ma i suoi centri non sono quasi mai decisivi” vi sbagliate di grosso: una recente ricerchina targata Sky spiega benissimo che il ragazzo porta ogni santa stagione una marea di punti (20 di media). Così è, se vi pare".

Inter Dimarco

L'altra, invece: "L’immagine di Dimarco che in conferenza bacchetta il suo ex allenatore non è il massimo della vita. E ve lo dice un grande fan dell’esterno nerazzurro, per il sottoscritto tra i più forti in assoluto nel suo ruolo alla faccia di chi gli vuole male e gli contesta “la condizione fisica”. Che un esterno nel 3-5-2 possa far fatica nei finali di partita è cosa normalissima, in più i numeri di Dimarco dicono che il ragazzo incide tanto e con rara efficacia (nessuno come lui quanto a gol + assist in serie A da quando è tornato all’Inter).

E però quelle parole rivolte a Inzaghi suonano stonate, anche solo perché indirizzate al tecnico che per primo ha scelto di dargli un’occasione quando tanti (compreso il suo allenatore precedente) pensavano che non fosse all’altezza di una maglia pesante come quella dell’Inter. Si sbagliavano di grosso e questo è certamente un merito del ragazzo (non ha mai smesso di credere in se stesso) ma anche dell’allenatore che lo ha gestito in tutti questi anni".