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Getty Images
È stato un derby d’Italia folle quello tra Juventus e Inter, terminato 4-3, deciso da Vasilije Adzic che ha approfittato di una serata davvero storta di Yann Sommer.
Il giorno dopo la gara, Repubblica analizza così la situazione delle due squadre: "La Juventus si è arrampicata sui propri difetti, se li è lasciati sotto i tacchi e ha affidato i suoi sogni a un ragazzo di 19 anni. L’Inter, nel frattempo, era scivolata sul crinale dei suoi pregi, ormai colorati di pallore. Si è presa la seconda sconfitta di fila, e di nuovo con lo stupore di chi non sa bene perché, ma deve cominciare a capirlo".
"Alla reazione della Juve non ha saputo reagire e la Juve ha vinto perché lo ha voluto: sarà banale ma in questo folle 4-3 la differenza è stata lì. Per Chivu, l’Inter ha dominato (la teoria del gioco, sì, ma non la sua pratica), però alla fine ha messo a fuoco il cuore del problema: «Bisogna fare le cose concrete, non quelle belle». La bellezza molti interisti ce l’hanno innata, la concretezza va invece educata".
"L’Inter ha dato l’idea di una squadra già sfinita o persino finita, bisogna avere il coraggio di cominciare a ragionarci su. Continua a reggere perché ha giocatori di grande qualità che sanno cavare pagliuzze d’oro dalla loro miniera di talento, ma mica basta per essere forti. La rimonta nella ripresa è stata una combinazione di due fattori. L’improvvisa paura di vincere che ha attanagliato la Juve, arretratissima, e i cambi di Chivu, che ha tolto in un colpo solo i due calciatori migliori che ha. È però tutta la vecchia guardia ad apparire smunta: sa trattare il pallone ma lo fa con l’anima spenta, mentre al contrario basta un niente a incendiare quella della Juve".
(Repubblica)
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