Battuta l'Estonia, l'Italia domani è chiamata a ripetersi contro Israele. Dalle colonne del Corriere dello Sera, Paolo Condò sottolinea quello che manca agli azzurri per fare il salto di qualità. "La prima domanda che ci poniamo tutti, ragazzi e maturi, unanimemente frustrati da un’assenza mondiale lunga due quadrienni e spiccioli, è se almeno stavolta riusciremo a tornarci. Ce n’è una seconda, che appartiene principalmente a chi ha visto il 2006, e magari il 1982 con tutto ciò che di apprezzabile l’Italia ha prodotto tra i suoi due picchi moderni. Se infine ci qualifichiamo a questo benedetto Mondiale, cosa ci andiamo a fare?".

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Condò: “Italia, ecco cosa manca a Gattuso. Esposito e gli altri attaccanti? Era dai tempi…”
"Quanto di buono ha mostrato fin qui l’Italia di Rino Gattuso risponde non solo al primo dubbio, il classico «chi siamo?», ma anche al secondo, il filosofico «dove andiamo?». Playoff permettendo, andremo a un Mondiale nel quale le regole d’ingaggio sono un po’ taroccate, perché 16 nazionali europee su 48 iscritte sono troppo poche. È la fioritura dei centravanti ad aver cambiato il segno del nostro umore. Era dai tempi di Toni e Gilardino che non riempivamo l’area con quel mix di fisico, tecnica e presenza scenica che abbonda in Kean, Retegui e persino in Pio Esposito".
"Gattuso ha capito prima di tutti che una Nazionale moderna si costruisce con spirito laico, scegliendo il modulo in base alla quantità di giocatori forti che hai nei vari ruoli. All’Italia manca soltanto un Yildiz, ovvero un 10 da piazzare dietro la punta. Per questo Gattuso ne mette due. Il resto ha funzionato contro squadre modeste. Siamo curiosi di vederlo alla prova in condizioni meno agevoli e aperti alla speranza non soltanto di andare in America, ma di restarci per un bel periodo".
(Corriere della Sera)
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