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CdS – L’Inter gioca per Conte: per la società è un genio, la squadra esegue. Eriksen e Perisic…

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Il quotidiano analizza il momento della squadra di Conte tra filosofia e prestazioni dei singoli al di sotto delle aspettative

Alessandro De Felice

Poca fantasia e tanta applicazione. È questa, secondo il Corriere dello Sport, la filosofia che contraddistingue l'Inter di oggi. Il club nerazzurro appare bloccato e non riesce a far esprimere al meglio i suoi interpreti.

"Ci sono degli allenatori che giocano con il pensiero rivolto alla squadra e poi ci sono delle squadre che giocano con il pensiero rivolto all’allenatore. In questo momento, della prima categoria fanno parte Milan, Napoli e Atalanta, alla seconda appartiene l’Inter - scrive il quotidiano -. [...] Gioca un calcio diverso, sta in campo pensando a ciò che vuole il proprio allenatore. Sta sempre dentro le righe, non cerca mai un’idea individuale, ciascuno ha un compito che rispetta fedelmente. [...] L’Inter ha l’allenatore con l’ingaggio più alto, nettamente più alto, d’Italia e forse d’Europa e questo la squadra lo percepisce. Se un tecnico guadagna un milione al mese vuol dire che la società lo considera un genio e se è un genio io giocatore non posso minimamente uscire dai suoi schemi. Eseguo senza batter ciglio".

Il Corriere dello Sport si sofferma sul caso Perisic: "Escluso l’anno scorso da Conte perché poco ossequioso delle mansioni che gli venivano affidate, poco rispettoso di un modulo che vuole l’esterno a tutta fascia. L’Inter lo ha ceduto in prestito al Bayern, il croato è tornato a Milano con una Champions e forse questo è il motivo per cui è stato trattenuto. Perisic, anche se si sforza, anche se cerca di aderire alla linea tattica di Conte, resterà sempre un esterno d’attacco, ma mercoledì sera, contro un terzino offensivo come Lainer, si è fatto vedere più in difesa che in attacco. Anche in campionato è andata più o meno così, avendo dovuto sfidare nella sua zona esterni puri come Chiesa e Lazzari".

Poi sui singoli: "L’Inter ha un organico che le permetterà di lottare fino alla fine per lo scudetto, ha soprattutto un centravanti sensazionale, ma ha poca fantasia, gioca sempre alla stessa identica maniera: esce Lukaku dalla linea d’attacco, spizzata di testa, torsione con il busto, tocco con il piede del belga e si parte; oppure, palla controllata dal gigante nerazzurro, la squadra sale, e si gioca. Ma intanto anche gli avversari si sono riordinati. Sono rarissime le variazioni al tema. Prendiamo Eriksen, non è mai stato un cuor di leone, ma nell’Inter non riesce proprio a imporsi, limita il suo calcio a qualche passaggio fatto bene, senza cercare mai fino in fondo la propria riconosciuta qualità, come se temesse di andare contro all’impostazione tattica della squadra".

Il quotidiano analizza i quattro gol subiti dall'Inter dopo la sosta: le responsabilità individuali superano nettamente quelle collettive, come nel caso di Kolarov nel derby e Vidal in Champions. "Semmai c'è da discutere sulla manca di serenità di due giocatori con quella esperienza" aggiunge il Corriere dello Sport. A Roma nessuno si è strappato i capelli per l'addio del serbo mentre il cileno ha perso un po' di aggressività.

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