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"Dove eravamo rimasti? Dopo la finale di Champions persa a Istanbul, nella prima di un campionato che nelle aspettative del club l’Inter è chiamata a vincere, Inzaghi riparte dalle sue certezze: la solidità di Bastoni, la spinta sugli esterni di Dumfries e Dimarco, gli inserimenti di Barella e Mkhitaryan, la regia di Calhanoglu, la vena realizzativa di Lautaro migliore in campo. Cui però vanno aggiunti gli strappi di Thuram nel primo tempo e l’ottimo impatto di Arnautovic nel secondo. Pratica sbrigata senza affanni". Apre così l'articolo di Andrea Di Caro, vice direttore de La Gazzetta dello Sport, sulla Rosea per commentare Inter-Monza, match d'esordio in campionato per i nearzzurri.
"Inzaghi oltre ai tre punti torna a casa con le vecchie certezze e la convinzione di avere una panchina adeguata sugli esterni e a centrocampo. Ma per misurare però la tenuta difensiva e il peso offensivo di chi dovrà dividersi onori e oneri con Lautaro, servono test più impegnativi. La sensazione è che se su questa base consolidata si riuscissero ad aggiungere due pedine importanti in difesa e in attacco, la rosa sarebbe pronta per lo scudetto sfuggito nelle ultime due stagioni. Per dimenticare gli schiaffi presi sul mercato nelle ultime settimane, da Romelu Lukaku a Gianluca Scamacca fino a Lazar Samardzic, va fatto uno sforzo", spiega ancora Di Caro, sottolineando come Pavard sia l'uomo giusto.