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Reazione Inter, gara vinta in un momento preciso. Chivu impazzito davanti a una scena

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L'analisi dall'inviato di Fcinter1908.it all'indomani di Inter-Fiorentina vinta per 3-0 dai nerazzurri al Meazza
Daniele Vitiello
Daniele Vitiello Redattore/inviato 

L’eclissi in Inter-Fiorentina è durata circa un’ora. Stefano Pioli l’aveva preparata bene, per uscire dalle sabbie mobili. Sperava di inibire il gioco nerazzurro incollando Gudmundsson alla targa di Calhanoglu. Il piano ha funzionato finché l’islandese ha retto dal punto di vista fisico. Si è sacrificato, ha creato i presupposti per la strenue resistenza viola e per un pareggio che avrebbe salvato più la classifica che il morale. Uscito lui, gli ospiti si sono sciolti nel giro di pochi minuti: la fonte di gioco nerazzurra ha avuto tempo e modo di riprendere a illuminare il cammino della squadra di Chivu.

Reazione Inter, gara vinta in un momento preciso. Chivu impazzito davanti a una scena- immagine 2

Fino a quel momento l’Inter aveva tenuto il dominio del pallone, creato anche alcune situazioni pericolose, senza però riuscire a sbloccare il risultato. La saetta scagliata dal turco alle spalle di De Gea ha squarciato in due la gara. Da lì non si è più tornati indietro. La deflagrazione è stata totale nel giro di qualche minuto: i nerazzurri sono riusciti a mettere sul piatto la reazione tanto invocata dopo la sconfitta di Napoli. Ad arrotondare il risultato ci ha pensato prima Sucic, con una magia che ha fatto impazzire anche il mister, poi ancora Calhanoglu, ma stavolta dal dischetto. Non era semplice, né scontato: alla delusione post Maradona si era anche aggiunta l’insidia di una vigilia appesantita dalla tragedia che ha riguardato Josep Martinez.

Reazione Inter, gara vinta in un momento preciso. Chivu impazzito davanti a una scena- immagine 3

Dal turno infrasettimanale Chivu ha però raccolto il meglio che potesse arrivare. Il clean sheet pesa forse anche più dei tre gol fatti, considerando anche la prova di Bisseck da centrale. Non chiamatelo esperimento: il rumeno ha strappato via tale etichetta dalla sua scelta, che reputa accompagnata da presupposti validi. Dunque, lì lo preferisce addirittura ad Akanji, che per molti potrebbe fare altrettanto breve.

Il risultato è una prestazione forse con qualche sbavatura, ma che incentiva a insistere. Nell’insieme di diverse note positive dalla serata di ieri emerge anche qualche spunto su cui riflettere. Come il pizzico di stanchezza di troppo forse per capitan Lautaro. Ben venga, in questo senso, il recupero di Thuram: agevolerà la gestione del Toro nelle prossime gare. O come la singolare scelta di inserire Carlos Augusto a destra al posto di Dumfries a metà ripresa: Luis Henrique è entrato soltanto a un minuto dal 90’, al posto dello sfinito Lautaro. Se non è un messaggio questo…