Dalle colonne del Corriere della Sera, Sandro Modeo analizza in maniera lucida e profonda la debalcle dell'Inter in finale contro il Psg. "In queste ore, sull’Inter, l’esercizio più difficile è la valutazione equilibrata; evitare le tentazioni disfattiste-qualunquiste, perfettamente simmetriche a certi eccessi di euforia precedenti la finale, non solo in ambito interista.
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"Per spiegare (o almeno provarci) l’inimmaginabile 5-0 di Monaco, ci sono due strade, tutt’altro che incompatibili tra loro. L’esempio classico è quello di una frattura, dove la causa prossima (funzionale) è data da un urto o una caduta, e quella remota (evolutiva) dalla predisposizione genetica a sviluppare osteoporosi e quindi fragilità articolare".

"Ora, le cause prossime della debacle nerazzurra in finale sono in larga parte evidenti, e stra-citate. I «tre fronti» tenuti fino in fondo (Serie a, Coppa Italia, Champions, a tacere della Supercoppa), tali da aver fatto giocare all’Inter 19 partite in stagione in più del Napoli scudettato. L’inadeguatezza del roster (su tutti i cambi in attacco), forse non in assoluto, ma di sicuro per un impegno plurimo così intenso e prolungato. E infine l’età media alta del roster stesso, che però - se evitiamo ipocrisie - è stata letta fino all’ultimo, in modo anfibio, anche come un vantaggio a livello di «esperienza»".
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