Detto questo, da qui in avanti converrà anche a Inzaghi prestare un filo più attenzione a non oltrepassare l’area tecnica, proprio per evitare queste stupidaggini di chi non trova altro a cui attaccarsi. Anche se io un’idea ce l’avrei...
Apro una ‘piccolissima’ parentesi sulla panchina d’oro vinta dal tecnico piacentino nei giorni scorsi: giusto e strameritato premio non solo per la vittoria dello scorso campionato, dominato in lungo e in largo, ma soprattutto per il gioco espresso dalla sua Inter.
E’ stato abbastanza curioso vedere come in Italia abbia quasi dato fastidio ad alcuni. Non è un caso che all’estero si sia sottolineato spesso e volentieri il modo di giocare di questa squadra. Con i movimenti dei braccetti, l’avanzamento dei difensori in fase di impostazione. Con i continui cambi di posizione dei centrocampisti che a turno si abbassano per far ripartire l’azione con altri che si inseriscono in attacco sfruttando i movimenti degli attaccanti che si allargano per creare gli spazi giusti per gli inserimenti centrali.
In Italia vedo che si fa molta fatica ad ammetterlo ma oggi Inzaghi, piaccia o non piaccia, è l’emblema del calcio relazionale con buona pace di chi era ancora legato a quello posizionale.
Una differenza sostanziale perché Inzaghi oggi lascia molto più spazio e iniziativa ai suoi ragazzi, senza far comunque mancare equilibrio. Cosa non meno importante.
Senza entrare troppo nello specifico, anche per non annoiare, sono principi molto tecnici che però segnano anche un'evoluzione dei tempi. Anche se poi come clichè si parla sempre e solo di De Zerbi. Che voglio dire, è un ottimo allenatore nessuno lo mette in dubbio, ma si vede una certa fatica di alcuni nell'ammettere quanto ha fatto il tecnico piacentino e quanto sia cresciuto in questi 4 anni all’Inter. Così come tutto il resto della squadra. Perché sarebbe illogico esprimere un concetto di questo tipo separandolo dal gruppo squadra che comunque è composto da giocatori di alto livello.
Filosofia, mi rendo conto.
Capisco che di certe cose interessi molto poco e che l’unica cosa che conta è la vittoria ma non si può sempre ricondurre tutto a questo.