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Facile immaginare che ieri sera si sia chiuso un cerchio. E' il primo pensiero, intriso di auspici, ma da prendere con le pinze. Perché è vero che Chivu ha inaugurato al meglio il nuovo campionato col risultato a specchio rispetto al 31 maggio a Monaco, ma è pur sempre la prima di un'infinità di partite che l'Inter sarà chiamata ad affrontare. Il mister spera possa essere quello del riscatto, come sentenziato anche da Bastoni e Thuram a fine partita, e quella della consacrazione per lui.
San Siro ieri gli ha permesso di rivivere lo stesso turbinio di emozioni della prima volta da giocatore, seppur da una prospettiva diversa. Allora servirono un po' di tentativi per arrivare alla prima vittoria, stavolta è bastato il primo. Quello di cui c'era bisogno, per forma e sostanza, per la giusta iniezione di entusiasmo nell'ambiente dopo mesi complicati. Nel 5-0 di ieri la speranza è che l'Inter abbia ritrovato lo spirito dei giorni migliori, quello smarrito nel rush finale di una stagione in cui si è sperperato il valore di un percorso più che positivo.
Dal paradiso all'inferno il passo era stato drammaticamente breve. La ricerca dell'equilibrio è il primo passo per smaltire le tossine e ritrovare continuità. L'Inter deve ritrovare le sue certezze, fuori ancor prima che in campo. Questione di stimoli, motivazioni che si temeva fossero per diversi definitivamente evaporate. Serviranno conferme per convincersi che non sia stato così, ma quanto visto all'esordio stagionale con il Torino rimane sicuramente incoraggiante.
Se da un lato il mercato non ha regalato di certo la necessaria dose di adrenalina, è anche vero che forse si è corso il rischio di sottovalutare la voglia di reagire dello spogliatoio. C'è smania di cancellare quanto accaduto, ma soprattutto il mare di critiche rivolte all'Inter da Monaco in poi. Lo si è percepito chiaramente dalla prova della squadra, così come dalle parole dei calciatori prima e dopo la partita. Chi avrebbe scommesso sul crollo psicologico ed emotivo del gruppo sarà costretto a ricredersi? Vedremo se la rondine di ieri inaugurerà una nuova primavera nerazzurra.
A vacillare intanto è un altro grande assunto dei più scettici sul mercato nerazzurro finora. "Marotta e Ausilio hanno portato a Milano questa estate soltanto buone alternative, ma nessun titolare", è più o meno il pensiero messo in circolo da alcuni addetti ai lavori e da buona parte dei tifosi. Non avevano ancora fatto i conti evidentemente con il potenziale di Petar Sucic. Il croato, che ieri ha giocato dal primo minuto per l'opportunità creata dalla squalifica di Calhanoglu, si candida a diventare a strettissimo giro quantomeno alternativa serissima in mezzo al campo, con prospettiva di mettere in crisi Chivu nelle scelte. Scommettiamo che non passerà molto prima che tutti inizieranno a considerarlo talmente importante da non poter fare a meno di lui?
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