A83 anni, Sandro Mazzola riesce ancora a emozionarsi pensando al pallone e vedendo i giovani che si impegnano con il pallone. L'ex campione dell'Inter e della Nazionale lo ammette convinto in una intervista a Donatella Scarnati, pubblicata su Vivo Azzurro TV nel giorno del compleanno e in cui ripercorre le tappe più significative della sua vita, cominciando dalla tragica morte del padre Valentino a Superga, quando Sandrino aveva solo sei anni.

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Mazzola: “Ho sempre cercato di fare di più. Mi volevano Juve e Milan, ma come avrei fatto…”
"Fu una cosa molto strana, tutti mi abbracciavano, ma nessuno mi diceva quello che era successo", ricorda Mazzola, che crescendo poi a Cassano d'Adda, paese di Valentino, cominciò la sua storia d'amore col pallone. L'avevo sempre tra i piedi, poi mi nascondevo perché altrimenti i nonni me lo portavano via. Che potevo diventare forte non l'ho mai pensato e quando mi dicevano che ero bravo, guardavo in cielo e pensavo al mio papà".
Tra i primi ad accorgersi delle sue potenzialità fu il nerazzurro Benito Lorenzi, amico e compagno di nazionale di papà Mazzola. Sandro approdò alle giovanili dell'Inter per entrare in prima squadra all'inizio degli anni sessanta, con Helenio Herrera. Ne divenne presto la bandiera e non solo per i titoli - due Coppe dei Campioni, due Coppe Intercontinentali e quattro scudetti - e per le presenze, ma proprio perchè quei colori gli erano entrati dentro. Juventus e Milan provarono a prenderlo ma "non potevano come avrei fatto a mettermi una maglia con il bianco o il rosso. Mi avrebbe messo un dolore allo stomaco che mi avrebbe fatto sbagliare gli stop, i tiri...".
Mazzola spiega anche uno dei segreti alla base del suo successo - "Ho sempre cercato di fare di più. Il grande calciatore è quello che riesce a far vedere non al pubblico, ma ai compagni e agli avversari, ciò che sa fare" - e ammette che gli è rimasto un desiderio inappagato, "allenare una Nazionale, vederla giocare come vorrei".
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