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Palmeri: “Inter anche se vince sempre denigrata!”. E mostra la disparità di trattamento Chivu-Conte

Tancredi Palmeri, nel suo editoriale per Sportitalia, illustra la grande disparità di trattamento a livello mediatico e non solo tra l'Inter e le altre
Marco Astori
Marco Astori Redattore 
Palmeri: “Inter anche se vince sempre denigrata!”. E mostra la disparità di trattamento Chivu-Conte- immagine 3

"Che l’Inter sia la squadra più odiata d’Italia è un dato di fatto: non un odio trasversale come quello per la Juventus, che pesca antipatia in tutte le tifoserie o quasi". Apre così Tancredi Palmeri il suo editoriale per Sportitalia, nel quale vuole illustrare la grande disparità di trattamento a livello mediatico e non solo tra l'Inter e le altre, in questo caso il Napoli.

Ecco cosa scrive il giornalista: "Proprio quantitativamente la più odiata, visto che è la prima nemica di juventini e milanisti che rappresentano assieme metà dei tifosi d’Italia, e a cui in questo biennio si è aggiunto l’odio dei napoletani. Fa parte dell’ordine delle cose dunque che ogni sua caduta sia salutata ampiamente dallo sbeffeggiamento fragoroso – è quella con più nemici. Così come gli interisti dovrebbero imparare a derubricare a normalità il fatto che sistematicamente qualsiasi traguardo dell’Inter venga denigrato: il numero degli scudetti, i risultati in Europa, il successo dei singoli giocatori, c’è l’imbarazzo della scelta.

Ultimo esempio è la patetica corsa al ridicolizzare Pio Esposito, uno che se ce l’avessero gli altri tifosi ringrazierebbero sera e mattina, e invece è tutto un rincorrersi allo sminuirlo, come quegli sfigati su Instagram che vanno sotto le foto di ragazze che sognano solo per commentare che hanno dei piedi assurdi e altre vaccate simili. Del resto, se ad esempio pensate che per Pio Esposito il Napoli stesso ha offerto 45 milioni, si capisce quanto siano tra loro divaricate la realtà dei fatti e la retorica da tifo. Ma il tifo è giusto anche che sia così. Il problema è quando questo diventa la cifra del giornalismo sportivo: un essere fariseo del giornalismo italiano che per interessi di bottega ha completamente mandato a ramengo la benché minima parvenza di obiettività.

Prendete il trattamento riservato nei confronti di Chivu e Conte. Dunque, quali erano le premesse? Da un lato abbiamo uno con sole 13 presenze in Serie A, che prende una squadra totalmente a terra nel morale e nelle motivazioni, per la quale tutti ma proprio tutti diagnosticavano una necessaria totale rifondazione come condizione minima per poter fare una stagione decente. Non c’è dubbio alcuno, e chi lo nega mente, che il posto di Chivu fosse il più difficile quest’anno e con la più alta percentuale di fallimento. Io stesso pensavo che sarebbe stato una vittima sacrificale, perché un compito simile sarebbe stato difficile anche per gli allenatori più grandi.

Chivu ha avuto un mercato solo di rincalzi, sulla carta, eppure dopo 4 mesi la squadra è rivitalizzata, ha mentalità, ha il gioco migliore d’Italia, è a -1 dalla vetta in campionato ed è sesta in Champions. Certo, non tutto è perfetto, e non è solo sfortuna, perché se negli ultimi 10 minuti dei big-match all’Inter manca sistematicamente la personalità di imporsi non può allora essere solo mala sorte. Ma Chivu ha fatto un lavoro straordinario, a cui nessuno credeva, un lavoro per cui sembrava ci volessero due anni e lui invece è già là dopo quattro mesi, e però cosa si dice? L’Inter non sa vincere, l’Inter deve vincere, eh ma con quella squadra. Ipocriti. Ad agosto li hanno bollati come falliti e vecchi, e adesso invece sono quelli che devono vincere? Per non parlare del fatto che se un’altra italiana avesse perso per colpa di un furto come quel rigore finale del Liverpool, avremmo già visto le associazioni di tifosi avvocati marciare su Strasburgo.