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Sensini: “Inter, continuare a credere in Inzaghi. Lautaro? Chiunque lo vorrebbe”

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L'ex difensore argentino di Udinese, Parma e Lazio ha parlato alla vigilia del match di Champions League dei nerazzurri

Fabio Alampi

Nestor Sensini, ex difensore argentino con una lunga carriera in Italia tra Udinese, Parma e Lazio, ha parlato ai microfoni de La Gazzetta dello Sport alla vigilia del match di Champions League tra Porto e Inter, allenate dai suoi ex compagni di squadra Conceiçao e Inzaghi: "In quella squadra c'erano altri che avrei visto come allenatori. Penso a Simeone, Mancini, Mihajlovic: erano giocatori che mettevano qualcosa di loro in ogni allenamento, che proponevano correzioni. Ma avevano molta esperienza in più. Simone era giovanissimo, ma era un grande appassionato. Entrambi parlavano molto di calcio. E poi ci si evolve, la carriera è imprevedibile: ci sono tanti giocatori che avevano tutto per diventare allenatori e poi non l'hanno fatto".

Da quella Lazio sono usciti tanti allenatori: merito anche di Eriksson?

"Penso che sia una questione di personalità, di avercelo dentro... Mancini e Simeone, per esempio, erano allenatori in campo già prima di arrivare alla Lazio. Certo, giocare in una squadra come la nostra di allora può farti maturare da questo punto di vista. Eriksson era un grandissimo insegnante e il suo gioco ha lasciato qualcosa a tutti. In ogni carriera ci sono allenatori che ti trasmettono qualcosa più di altri".

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Che compagni erano Inzaghi e Conceiçao?

"Sergio era molto chiuso, ma dentro al gruppo stava benissimo. Io, lui, Fernando Couto: tra di noi avevamo un bellissimo rapporto. Non era quello che prendeva iniziativa, ma gli piaceva anche scherzare. Inzaghi era giovane e di conseguenza aveva un atteggiamento molto rispettoso. Ma ci teneva sempre a vincere: quando non succedeva, si arrabbiava molto. Lo stesso accadeva se prendeva un calcio in allenamento…".

Come allenatori le piacciono?

"Conceiçao allena il Porto da tanti anni: rimanere molto tempo in una stessa squadra non è facile. Sta facendo molto bene, ogni anno è protagonista. Inzaghi ha fatto grandi cose alla Lazio, mi piaceva molto come giocava quella squadra. L'ambiente Inter è diverso, non è facile imporsi... Mi sembra che nella sua Lazio si vedesse di più la mano dell'allenatore. Ma sta crescendo".

Quindi sta dicendo che è difficile farsi seguire all'Inter?

"Dopo Conte non è facile. Ma non ho visto criticità da questo punto di vista. Inzaghi ha anche preso scelte forti, come su Handanovic. Non mi sembra che i giocatori non lo seguano. La società deve continuare a credere in lui: un allenatore ha bisogno di tempo. Nel calcio di oggi si cambia con troppa facilità. I club seri sono quelli che trattengono un allenatore in difficoltà, non che guardano ad altri".

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Quanto può far male una sconfitta come quella con lo Spezia prima di una notte così importante?

"Non è il massimo, sicuramente. Vincere prima vuol dire arrivare con fiducia e sicurezza. Però la Champions è un'altra cosa, c'è una spinta extra".

Conceiçao o Inzaghi: chi passa il turno?

"L'1-0 è un vantaggio minimo, ma è un vantaggio. Mi aspetto un Porto diverso rispetto alla partita d'andata. Ci sarà un clima di fuoco, l'Inter dovrà fare una grande partita per passare il turno. Non deve farsi schiacciare dagli avversari, ma penso che la squadra di Conceiçao farà una partita all'attacco. Ecco che l'Inter deve essere brava a colpire al momento giusto e a sfruttare gli spazi. Non so dire chi passerà, spero nell'Inter".

Cosa si dice in Argentina su Lautaro?

"È il bomber dell'era Scaloni. Al Mondiale secondo me non stava benissimo ed è venuto fuori Julian Alvarez, che ha caratteristiche diverse. Ma Lautaro è il goleador, penso che abbia raggiunto un livello straordinario. Arrivare all'Inter da giovane non è semplice, molti sono durati poco e invece lui sta crescendo di mese in mese. Oggi qualsiasi squadra lo vorrebbe avere".

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