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ESCLUSIVA Cauet: “Ronaldo da Play. Inter, Pogba ideale. Griezmann? No, Lautaro via solo per…”

Marco Macca

Ci racconti il Simoni di tutti i giorni?

Una persona di grandissima esperienza. Una persona arrivata all'Inter dopo un percorso di grandi lotte, dimostrando a tutti che poteva farcela. Era considerato come uno dei migliori. Ha vinto la Panchina d'Oro, cosa che in Italia non è affatto facile. Un lavoratore che non si fermava mai. Voleva portare a casa vittorie e trofei a tutti i costi, insegnando ai giocatori la cosa più importante: saper soffrire. Corsa, sudore, lavoro quotidiano, mentalità di gruppo. Ci insegnava tutto questo. Sapeva essere duro, ma anche un padre, un nonno. Era fantastico per noi. La persona giusta al momento giusto. Avevamo un ottimo rapporto e per me questo valeva tanto. E' rimasta la stima anche con tutti i miei ex compagni. C'è stima reciproca, perché abbiamo sempre dato tutto l'uno per l'altro.

Quando è arrivato da noi, era considerato il numero uno al mondo. E' stato un piacere giocare con lui, con certi giocatori ti accorgi della differenza. Cercavamo di aiutarlo in tutti i modi, per far sì che lui fosse sempre al massimo. E' così che funziona nelle squadre di livello. I migliori devono essere decisivi al momento opportuno. Era un ragazzo dinamico, simpatico, allegro, sempre pronto a prenderti per il cu... Cercava sempre di fare tunnel a tutti. Una persona perbene, che voleva bene all'Inter. Un ragazzo molto umile, ogni tanto faceva anche una partitina con i bambini di 2 o 5 anni alla Pinetina dopo l'allenamento. Una persona fantastica, che aveva voglia di divertirsi. La sua grandezza è che si è sempre divertito, con entusiasmo. Era capace di fare tutto.

Possiamo metterlo davanti a Cristiano Ronaldo e Messi?

Penso che Ronnie sia stato il primo ad abbinare tecnica e fisico. Sembrava essere stato inventato alla Play Station. Sono gusti. Stiamo parlando di grandissimi giocatori. CR7 l'ho incontrato a inizio carriera, è un campione assoluto che non molla mai.

Andò davvero via per colpa di Cuper? O al Real Madrid non poteva dire di no?

Penso fosse arrivato alla fine di un ciclo. Non so cosa fosse successo con Cuper, penso avesse inciso la grande delusione del 5 maggio. Lo scudetto era un trofeo che desiderava tanto. Moratti è sempre stato innamorato di lui, lo ha sempre sostenuto. E' stato un peccato, perché poi al Real Madrid abbiamo visto che era ancora lui.

Cosa hai provato il 12 aprile del 2000 all'Olimpico contro la Lazio quando dopo 6' dal suo ritorno in campo, si ruppe nuovamente il ginocchio?

Anche questi sono fatti che restano nella storia dell'Inter. L'immagine della sfortuna di questo giocatore resta nella memoria di tutti. Ero a 15m da lui, ho sentito un crac, come un ramo di un albero che si spezza. Una sensazione bruttissima. Un infortunio brutto, brutto. Lui era in lacrime, eravamo tutti molto tristi per lui. Ma la forza dei grandi giocatori si vede anche in quei momenti. Ha saputo ribaltare tutto e tornare al suo massimo. Fa parte della storia di un giocatore di calcio, ma lui è tornato ancora più forte, vincendo anche il Mondiale.

Torniamo indietro di un paio d'anni. Come hai vissuto la notte di Parigi contro la Lazio nella finale di Coppa UEFA? E' vero che Ronaldo entrò negli spogliatoi dicendo 'Non vi preoccupate ragazzi, ve la faccio vincere io'?

Ma lui lo diceva per tutte le partite (ride, ndr). Una notte magica, è stata la vittoria di un gruppo, di un allenatore, di una società, di tifosi che ci sono stati sempre vicini. Conoscevo bene quello stadio, ci avevo giocato fino all'anno prima con il PSG, ho ritrovato tanti amici. E' stato bellissimo. Era un gruppo che meritava quella vittoria e non c'è stata partita, con un gol più bello dell'altro.

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