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ESCLUSIVA Cauet: “Ronaldo da Play. Inter, Pogba ideale. Griezmann? No, Lautaro via solo per…”

Marco Macca

Chi era il leader di quell'Inter?

C'erano tanti giocatori di esperienza: Pagliuca, Bergomi, Simeone, Moriero. Nei momenti importanti erano in tanti che si facevano sentire. Tutti sentivamo l'importanza di quel gruppo. Sapevamo cosa fare in campo per raggiungere il risultato e portare a casa punti. Non c'era un solo leader, la vera forza di quella squadra era il gruppo, e il suo allenatore.

Tra i tanti aneddoti di quegli anni ne stanno spuntando tanti su un personaggio unico come Taribo West. Ci racconti quando sparì per un mese?

Ogni tanto ne faceva una delle sue, ma era davvero divertente. Un ragazzo di grande generosità, che qualche volta combinava dei casini e faceva ridere. Ma era uno che dava tutto in campo, con cattiveria agonistica. Aveva un potenziale enorme. Non so cosa faccia oggi, credo il pastore. Ma avevo un ottimo rapporto con lui. Ci avevo giocato contro quando lui era all'Auxerre e io al PSG, siamo rimasti molto legati.

Ci racconti, invece, il personaggio Zanetti?

Un grande professionista, sapeva sempre cosa faceva. Un giocatore duttile, che si è sempre messo a disposizione della squadra. Ha giocato tanto. Forse all'inizio era un po' più individualista, poi ha imparato più a giocare di collettivo. Un giocatore a cui la squadra poteva appoggiarsi nei momenti difficili. E' riuscito a ritagliarsi un ruolo importante prima da giocatore e ora in società. Un ragazzo intelligente, che ha saputo sfruttare le sue qualità. Gli piace canta, è uno che canta molto (ride, ndr). E lo fa bene, io non lo so fare e gli faccio i complimenti. Devo dire che, però, sotto la doccia canto bene.

In quell'Inter c'era un altro ottimo giocatore: Dalmat. Perché, secondo te, non è riuscito a dare quello che le sue qualità gli avrebbero permesso di dare?

Aveva qualità da vendere, uno che aveva la capacità per poter essere titolare nella Francia e vincere tutto. Era uno di quei giocatori capaci di risolvere la partita in ogni momento. Per forza, tecnica, precisione. L'Inter aveva preso un giocatore eccezionale. In allenamento ne ho visti pochi come lui. Era partito molto bene, poi dopo non è riuscito a continuare. La componente mentale nel calcio incide molto. Ha scelto di andare via e fare un altro percorso, ma hanno inciso sulla sua carriera. Ma era un giocatore straordinario, con qualità eccezionali.

Hai accennato al tuo rapporto con Simoni. Ci racconti invece il tuo rapporto con Lippi? Perché, secondo te, fece tanta fatica in nerazzurro?

Alla Juventus aveva ottenuto successi importanti ed era arrivato all'Inter per portare la sua mentalità e la sua visione di calcio. Non si discute sulle sue qualità da allenatore. Poi, però, ci sono anche altri fattori da considerare. Come in tutte le cose, quando non arrivano successi subito, i tifosi non hanno la necessaria pazienza. Non si vince in 5 minuti. Il suo primo anno è stato positivo: siamo andati in Champions League e in finale di Coppa Italia, in un campionato con grandissime squadre. C'era da continuare con il progetto. Con lui ho avuto sempre un buon rapporto, mi ha voluto molto bene e mi ha sempre voluto, anche alla Juventus. Peccato che non abbia potuto continuare. Spesso nel calcio non aspettiamo, in Italia ancora di più. Ferita dopo aperta dopo Juve-Inter del 1998? Può essere, ma stiamo comunque parlando di un grande allenatore, che poteva portare qualcosa all'Inter. I discorsi sul passato sono complicati, all'Inter dava comunque tutto se stesso. C'è stata poca pazienza. Forse per i tifosi era presto, ma noi giocatori così come lui volevamo vincere.

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