FC Inter 1908
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editoriale

Anti-interismo strisciante, gufi già pronti: e gli stranieri? Dalbert-Kolarov: c’è un perché

L'editoriale di Alfio Musmarra per FCINTER1908: dagli attacchi preventivi al futuro di Dalbert

Alfio Musmarra

Sfogliando i tabellini delle partite delle cosiddette big del nostro campionato si può rimanere piacevolmente sorpresi. Eh si, perché finalmente ci siamo evoluti, siamo usciti da quel fastidioso cliché che negli anni passati ha sempre connotato l’Inter in senso ovviamente negativo: ‘troppi stranieri’ era l’accusa più gentile che veniva fatta spesso e volentieri, soprattutto quando c’erano pochi appigli cui attaccarsi, ma del resto anche negli anni del Triplete si abusava della frase fatta non sapendo bene dove andare a parare.

Oggi evidentemente le cose son cambiate. Volete un esempio? La Juventus nella gara con l’Inter  ha schierato 11 stranieri  (2 soli italiani). La Roma a Verona col Chievo 14 (zero italiani), il Napoli con la Fiorentina 14 (0 italiani). La Lazio col Torino 12 stranieri e 2 italiani. Eppure udite udite non c’è più nessuno che urla allo scandalo. Tutti zitti ed allineati, guai a dire che ci sono pochi italiani  (ah dimenticavo: l’Inter a Torino con la Juve 4 italiani e 10 stranieri). Ed allora visto che in qualche modo bisognerà pur trovare qualcosa, ecco che i gufi sono lì pronti ad attendere il primo passo falso degli uomini di Spalletti.

C’è chi non vede l’ora di stappare qualche bottiglia e chi forse l’ha già stappata (ed i risultati si vedono) aspettando il primo risultato negativo per scagliare la contraerea: del resto tra il culo di inizio stagione ed il nervosismo di Spalletti pronto a sbroccare da un momento all’altro, l’anti-interismo strisciante non è neanche troppo nascosto.

Con la Juventus non avrà disputato la sua miglior partita, ma ha portato a casa un punticino mica male, dopo che in tanti ci ricordavano i precedenti negativi di Spalletti a Torino contro i bianconeri, che peraltro segnavano in casa da 44 gare consecutive come ci ricordano quelli bravi con i numeri. Ma considerata la classifica dell’Inter  un punto a Torino è un risultato assolutamente positivo, che poi parliamone, per quale motivo i nerazzurri avrebbero avuto l’obbligo di vincere? Questa squadra finalmente ha una sua fisionomia, una sua struttura che piaccia o no. Per alcuni si parla di cinismo, di cattiveria, concentrazione, per altri ci si riduce a sminuire usando l’esempio del pullman davanti alla porta a che pro? L’Inter di oggi è difficile da scardinare e questo prima o poi bisognerà pur ammetterlo e render merito a tecnico e giocatori che ad oggi hanno vinto a Roma e pareggiato a reti inviolate a Napoli e Torino. Ma da qui ad alzare l’asticella ce ne corre, perché la gara di Coppa Italia ha ricordato perfettamente che la coperta è corta e le alternative ai titolari non sono in grado di offrire le giuste garanzie. L’obiettivo acclarato resta la conquista della zona Champions, niente di più ma niente di meno, poi chiaramente se si riuscirà a fare qualcosa di meglio, tanto di guadagnato.

Capitolo Kolarov: in tanti si domandano del perché l’Inter abbia preso Dalbert e non il terzino serbo. Ebbene le motivazioni sono molteplici: in primis l’età anagrafica, Kolarov ha 32 anni e per il ruolo di fatica si è pensato a puntare su un giovane di prospettiva come il brasiliano che ad oggi ha ovviamente deluso. Dalbert ha dalla sua proprio i suoi 24 anni e ampi margini di miglioramento, ad oggi sta pagando l’inserimento in un campionato dove l’aspetto tattico è fondamentale. Ma sul giocatore ex Nizza sia Sabatini che Ausilio avevano pochi dubbi. Poi chiaramente il calcio non è una scienza esatta ed il rischio di sbagliare c’è. Il difensore della Roma ha poi un ingaggio più che doppio rispetto al calciatore scelto dall’Inter, ingaggio che poi bisognerà trascinarsi fino a scadenza contratto perché difficilmente sarà rivendibile un giocatore in là con l’età. Senza dimenticare le commissioni, che a quanto risulta non sono state trascurabili. Certo il serbo è costato solo 5 mln contro i 20 di Dalbert. Il club di Corso Vittorio Emanuele ha voluto fare un ragionamento in prospettiva, gli uomini di mercato hanno puntato senza esitare su questo ragazzo perché lo ritengono un prospetto affidabile.

È chiaro che ad oggi la scommessa sembra persa, ma prima di bollarlo diamogli la possibilità almeno di giocarsela con una certa continuità dopo una fase di adattamento  che ad oggi non sembra aver ancora concluso. Se Spalletti è stato in grado di restituire al calcio giocatori come Nagatomo, Santon e Ranocchia non si capisce il motivo per il quale non possa essere concessa una chance anche a Dalbert. Del resto la stagione è ancora molto lunga ed il tecnico di Certaldo ha dimostrato di mandare in campo sempre chi merita. Sorprendendo a volte con le sue scelte.

(di Alfio Musmarra)