editoriale

Bravi ragazzi

C’é ancora un po’ di tempo per decidere che cosa faranno da grandi. Intendiamoci, non moltissimo. Per alcuni di loro bisognerà prendere una decisione tra poco. Ma non sarebbe giusto pressarli con progetti di crescita proprio ora che...

Sabine Bertagna

C'é ancora un po' di tempo per decidere che cosa faranno da grandi. Intendiamoci, non moltissimo. Per alcuni di loro bisognerà prendere una decisione tra poco. Ma non sarebbe giusto pressarli con progetti di crescita proprio ora che devono dare il massimo nelle partite fondamentali della stagione. E allora a chi ha sempre pensato che le partite dei più giovani non avessero lo stesso appeal di quelle della massima serie consiglio di riguardare la semifinale della Primavera contro il Milan. Un derby giocato ad altissimi livelli, trattenuto nella fase iniziale di studio e poi via via sempre più spregiudicato nella lotta su ogni pallone, fino all'ultimo minuto (il 122simo e passa per la precisione). Grandi individualità incastrate in un gioco che ha divertito, avvincente e convincente.

E parliamone di queste individualità. Dal portierone Di Gennaro, che in un'uscita si lussa l'anca, ma che fino a quel momento é puntuale e ragionato e si mette in mostra con interventi pulitissimi. Piccole certezze tra i pali crescono. Passando per il Capitano Romanò, tanta corsa e cuore, tenace e in silenzio fino a quando un cross pazzesco di Alborno gli suggerisce un colpo di testa letale per la difesa avversaria. Uno stacco furioso e allo stesso tempo lucido. Devastante. Come anche Bessa, che nonostante rientri da un infortunio dispensa classe mescolata alla sicurezza di un leader. Complimenti e lode a Garritano, che richiamato dalla Berretti a sostituire Livaja, non solo non patisce il mix semifinale+derby, ma fa andare le gambe, si libera bene, imprendibile in velocità e aggiusta anche di tacco. E che dire di Longo, il protagonista assoluto della serata? Oscilla per tutta la partita davanti alla porta dell'avversario e ne mette dentro tre, due dei quali strabilianti. Il primo con una finta rapida e geniale che lo porta improvvisamente davanti alla porta e poi inevitabilmente dentro; l'ultimo, quello del 4 a 3, é una sassata mossa dal desiderio di vincere, più forte della paura di non farcela e soprattutto della stanchezza. E quell'ultimo gol ha la stessa forza di un urlo. Quello di una squadra mai doma. E di tutti noi che nel momento in cui la palla ha insaccato la rete abbiamo esultato come per un gol del Principe in un derby che valeva una stagione.

Alcuni di loro potrebbero già essere maturi per il grande salto. Intanto sabato si giocheranno la stagione con la Lazio e lo faranno mettendoci per l'ennesima volta tante gambe, cuore ma soprattutto testa. Perché la reazione contro il Milan, quella che nei supplementari li ha portati a centrare il risultato negli ultimi minuti utili, deriva inevitabilmente da un controllo delle tensioni e dalla calma di chi sa che ci proverà fino all'ultimo senza cedere al nervosismo deleterio. Ci siamo divertiti a vederli giocare e capire che stavano lottando per il risultato anche al 122simo minuto ha avuto un che di commovente. A volte il calcio é bellissimo e racconta favole che non siamo più abituati a leggere. Si gioca per vincere. Sempre. Loro lo hanno fatto in maniera egregia rendendoci orgogliosi della nuova Inter che avanza. Bravi ragazzi. Bravi, ragazzi!

Twitter @SBertagna

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