editoriale

Dove si è nascosta la forza del gruppo? I colpevoli…

Che cosa ci rimane di un pareggio dolceamaro? Una sensazione ambigua, piena di delusione e percorsa da nuove incertezze. Ambigua perché non avendo fatto l’Inter praticamente un tiro in porta il pareggio finisce per essere un risultato non...

Sabine Bertagna

Che cosa ci rimane di un pareggio dolceamaro? Una sensazione ambigua, piena di delusione e percorsa da nuove incertezze. Ambigua perché non avendo fatto l'Inter praticamente un tiro in porta il pareggio finisce per essere un risultato non buono, ma nemmeno così malvagio. Poteva andare peggio, anche se vedere il bicchiere mezzo pieno in questo caso è difficile. La sensazione di delusione riguarda l'oggettivo rallentamento in campionato. La sconfitta con la Lazio non è stato un evento così fortuito. La concentrazione, compromessa anche dall'aria natalizia di feste e vacanze, non è più tornata ad essere la stessa delle partite che avevano preceduto quella con la Lazio. La concentrazione è sicuramente l'elemento che più è mancato contro l'Atalanta. Infine le nuove incertezze. Cose che riuscivano bene fino a qualche tempo fa ora non girano più con lo stesso ingranaggio. Si inceppano. La difesa commette errori. Il centrocampo è un pallido fantasma. L'attacco alterna partite bulimiche in cui tira in porta ma non riesce a metterla e partite in cui per segnare deve affidarsi ad un autogol della squadra avversaria. Incertezze nuove. O incertezze antiche, rispolverate. Speriamo non sia questa la diagnosi. Speriamo.

La fisiologica tendenza a cercare un colpevole (quasi bastasse isolarlo per risolvere i nostri problemi) rischia di restituirci un quadro ingannevole della situazione. C'è stato un calo (quel calo che prima o poi sapevamo sarebbe arrivato, ma che evidentemente fatichiamo ad accettare) che ha colpito il fisico e un po' a tradimento anche la testa. La difesa è caduta in alcuni errori (e forse la cosa eccezionale era che finora di errori se ne erano visti pochi) proprio quando il centrocampo ha iniziato a sparire. Quando il collante in mezzo al campo ha inziato a faticare nel fare filtro (da qui nasce la maggior fatica dei difensori) e nella costruzione del gioco (e anche l'attacco ne ha risentito). E poi l'attacco. Altalenante. Straripante anche se non efficace con il Sassuolo, anemico (nonsotante i mille attaccanti schierati) e improduttivo contro l'Atalanta. C'è veramente un solo colpevole da poter isolare per girare pagina e tornare a vincere?

Forse l'aspetto più complicato di questa situazione (che non è ancora una crisi, ma ne contiene i prodromi) è che l'Inter delle ultime partite non ha un problema solo che si ripete con costanza e regolarità. Ne sta evidenziando diversi. In un'altalena che annulla le certezze. Prima non segna, poi tira tantissimo in porta. La difesa funziona (si ringrazia Handanovic per le prodezze), ma in certe occasioni perde la lucidità e incorre in errori grossolani. Icardi e Jovetic si trovano, Icardi e Jovetic si pestano i piedi. La forza dei nerazzurri fino alla sconfitta con la Lazio era stata quella del gruppo. Nei momenti buoni e in quelli meno buoni si era visto un carattere che riusciva a tenere in piedi tutto. Una cattiveria diffusa, una voglia collettiva. Quella che è mancata nelle ultime partite. Quando tutto è sembrato più sconnesso e meno organizzato. Quando il rallentamento ha incominciato a non essere più un caso, ma un principio di tendenza. Da invertire al più presto.

Twitter @SBertagna