editoriale

ETICHETTA

Non sappiamo se Paletta meritasse questo Mondiale più o meno di Ranocchia. Non abbiamo visto tutte le partite di Paletta, abbiamo visto quelle di Ranocchia. Una stagione fatta di buone occasioni, errori e panchine, qualche inevitabile caduta...

Sabine Bertagna

Non sappiamo se Paletta meritasse questo Mondiale più o meno di Ranocchia. Non abbiamo visto tutte le partite di Paletta, abbiamo visto quelle di Ranocchia. Una stagione fatta di buone occasioni, errori e panchine, qualche inevitabile caduta per l'autostima e un finale di tutto rispetto. All'insegna di quella continuità, che probabilmente avrebbe fatto la differenza. All'Inter come in nazionale. Andrea ha accettato la sentenza da uomo, ringraziando per i messaggi di affetto che lo avrebbero voluto tra i 23 e non al 24° posto in attesa di un infortunio. I Mondiali rappresentano, al di là della vetrina e dell'importanza in ottica mercato, un'esperienza pazzesca e quindi non può che dispiacerci che Ranocchia non se li possa godere. Se li sarebbe meritati? Probabilmente sì, ma chi siamo noi per dirlo?

Probabilmente vediamo complotti ovunque, ma le scelte di Prandelli hanno spesso aperto a dibattiti di varia natura. Non può, per esempio, non saltare all'occhio come Giaccherini fosse un titolare inamovibile quando giocava alla Juventus e come sia improvvisamente scomparso dal giro della nazionale una volta emigrato al Sunderland. Un caso, probabilmente. Come sicuramente lo fu l'inframezzo di non convocazioni in nazionale di Cassano coinciso, guarda a volte il caso, con il suo passaggio all'Inter. Protagonista agli Europei, Antonio in estate passa in nerazzurro ed improvvisamente per Prandelli non è più una pedina importante. Tra i convocati spunta Pazzini, che guarda caso ha appena svestito la maglia nerazzurra per quella rossonera. Ripetiamo a caratteri cubitali, un caso. 

Che questo sia di monito per le future generazioni di giocatori italiani. All'Inter è tutto più difficile ed essere bravi non è l'unica cosa che conta. Per emergere in contesti più politici la maglia nerazzurra non è un buon biglietto da visita. Non lo è stato e non lo sarà, probabilmente, mai. Questione di etica. O di "etichetta".

Twitter @SBertagna