editoriale

Genoa – Inter: troppo protagonismo e poca voglia di lavorare. C’è una cosa ben più grave del risultato. Riflettano…

Inter – Genoa non racconta solo un brutto risultato, ma insinua nella mente una serie infinita di considerazioni, a cui bisogna in un modo o nell’altro dare una risposta opportuna.  È il giorno di Milito, l’argentino torna...

Alessandro De Felice

Inter - Genoa non racconta solo un brutto risultato, ma insinua nella mente una serie infinita di considerazioni, a cui bisogna in un modo o nell'altro dare una risposta opportuna. 

È il giorno di Milito, l'argentino torna finalmente nell'undici titolare scelto dal tecnico. A supporto del principe, agisce la coppia Palacio-Alvarez. È un tridente che sa di tango. Nel primo quarto di gara l'Inter offre un calcio di buonissimo livello, creando almeno tre occasioni nitide, malamente sciupate da  un irriconoscibile Palacio e da Jonathan, (troppo egoisti per l'occasione) entrambi preferiscono la conclusione al facile appoggio verso Milito tutto solo davanti la linea di porta. Calcio vero per venticinque minuti, poi il vuoto. Alvarez va fuori per infortunio, sostituito da Kovacic versione ectoplasma. Il croato entra in campo, ma mai in partita. Mazzarri lo schiera a destra nel tridente e lui risponde come peggio non potrebbe: non aiuta la squadra in nessuna delle due fasi. Svogliato senza la palla tra i piedi, troppo frettoloso nelle ripartenze. Non azzecca un passaggio. Non è giornata per Mateo e probabilmente, il disastroso terreno di gioco non poteva esaltarne le caratteristiche tecniche.  

Ciò che preoccupa ulteriormente, non è l'ennesimo risultato negativo, quanto l'atteggiamento mostrato dalla squadra. È nelle difficoltà, che un gruppo vero si stringe e inizia a remare dalla stessa parte. Il complicato momento richiama ad esibirsi in giocate che siano concrete e semplici. È questo il motivo per cui ci si stropiccia gli occhi, quando Palacio e Jonathan preferiscono la complicata giocata personale al più logico e opportuno appoggio verso Milito, smarcato in area di rigore. Sono proprio questi gli eventi che spingono un tifoso o un addetto ai lavori a chiedersi: "dov'è il gruppo? Dov'è l'unità di intenti?" Non è forse ora che Mazzarri inizi a far sentire un po' di voce?

Il calcio non è scienza esatta, troppi fattori condizionano un risultato, determinando un fragoroso successo o una deludente sconfitta. Ma la grinta, la voglia di superare l'avversario, il piacere di correre per un compagno in difficoltà, devono scendere in campo prima ancora del calciatore. Prima di ogni interesse personale, davanti alla goduria di vedersi in prima pagina il lunedì mattina. Analizzare tatticamente questa partita sarebbe superficiale. Quando hai la sensazione che i problemi siano altri, bisogna trovare il coraggio di prendere contromisure diverse. Non bastano quelle tecnico-tattiche. Riflettiamo, riflettano.