"Se mi date in mano una squadra di giovanissimi possiamo toccare i 50 punti, se le ambizioni prevedono i primi tre posti allora il discorso cambia." Queste erano state le parole chiare di Mazzarri nel suo primo giorno da allenatore nerazzurro. Perché se da una parte i giovani rappresentano senza ombra di dubbio una promessa, un potenziale inespresso e quindi sicuramente prezioso, dall'altra sono anche un rischio. Nel loro percorso di inserimento in prima squadra devi tenere conto degli ovvi errori dettati dall'inesperienza. Errori che in certi casi possono pesare.
editoriale
GIOVANI FATTI E FINITI
“Se mi date in mano una squadra di giovanissimi possiamo toccare i 50 punti, se le ambizioni prevedono i primi tre posti allora il discorso cambia.” Queste erano state le parole chiare di Mazzarri nel suo primo giorno da allenatore...
Il discorso è ampio e complesso. Una delle riflessioni più banali è che sistemare tutti i giovani promettenti in prima squadra non è fattibile. Il pensiero corre a Donati, ceduto al Bayer Leverkusen, e a Caldirola, per il quale l'Inter è in trattativa con il Werder Bremen. E se si è compreso che non ci sarebbe stato spazio per loro e che i ragazzi entravano a far parte delle famose pedine per fare mercato, forse non è chiarissima la valutazione (qualcuno la chiamerebbe sentenza). Un Europeo in U21 giocato a pieni meriti, dove proprio i ranghi della difesa si sono messi in luce con abilità e onore forse suggeriva un potenziale di incasso maggiore. Dipenderà dalla svalutazione collettiva che sta subendo il calcio italiano? In quei 3 milioni incassati da Donati e in quelli che incasseremo da Caldirola sono stati calcolati anche i presunti rimpianti che potrebbero materializzarsi in un giorno futuro?
La Serie A è buffa. Si riempie la bocca del concetto di dare più spazio ai giovani, ma questo rimane molto spesso un desiderio poco praticabile. E' un discorso che vale per tutte le squadre. Poi bisogna vincere, agguantare i tre punti, evitare di perdere il passo in classifica. Le priorità sono altre. Ma la massima serie e la Primavera sono due realtà totalmente differenti. Di questo è necessario tenere conto. A livello fisico, di gioco, emotivo. Pochissimi giovani calciatori non hanno avuto bisogno di tempo per integrarsi. Uno di questi è stato Mario Balotelli, che preso dalla Primavera e messo in prima squadra ha contribuito a farci vincere uno scudetto. Mateo Kovacic è arrivato a gennaio con una valutazione che faceva intendere che possedesse classe e talento da vendere. Nella desolazione del gioco nerazzurro ha sempre brillato. Poco timore, grande personalità e voglia di dimostrare. Ecco, la Serie A sogna questo tipo di giovani. Quelli fatti e finiti. Quelli che ti aiutano a vincere. In generale ci vorrebbe un po' più di pazienza. E una rinnovata dose di coraggio.
Twitter @SBertagna
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