editoriale

La maledizione dei tre gol

Un mese e una manciata di giorni e abbiamo già deluso le aspettative per il nuovo anno. Niente di particolarmente grave, anche se man mano che passa il tempo quel “niente di particolarmente grave” si sta trasformando in un...

Sabine Bertagna

Un mese e una manciata di giorni e abbiamo già deluso le aspettative per il nuovo anno. Niente di particolarmente grave, anche se man mano che passa il tempo quel "niente di particolarmente grave" si sta trasformando in un "prima o poi dovremo preoccuparci". Siamo ancora nella fase del nulla è totalmente compromesso, ma la tendenza disegnata nel 2016 non è una tendenza esaltante. Anzi. Per assurdo mai come adesso si sottolinea la miglior manovra offensiva dei nerazzurri (anche se in alcune partite ha portato a poco o nulla). La strada del bel gioco sembra più chiara. Vuoi mettere con quegli orridi uno a zero stiracchiati che tanto facevano indignare le giurie sportive in difesa dell'estetica del calcio, ma che tanto piacevano al tifoso interista?

Se l'inizio della stagione 2015 aveva visto i nerazzurri abbonarsi alla "maledizione" (ora ribattezzata benedizione) dell'uno a zero, il 2016 registra una nuova maledizione. Quella dei tre gol. E non si tratta (quasi mai) di gol segnati dall'Inter. I nerazzurri incassano reti che nel 2015 avevano centellinato in maniera parsimoniosa. Ne incassano tante, troppe. Tre a zero dalla Juventus, tre a zero dal Milan (!), tre a tre a Verona (che mai quest'anno aveva segnato tre reti, che lotta per la salvezza e qui ci fermiamo per non infierire). La difesa balla, il centrocampo non filtra e per fortuna in porta c'è Samir Handanovic.

Quel qualcosa che si è rotto, a partire dalla partita con la Lazio, ha a che vedere, fra le tante cose, anche con la difesa. E' dalla difesa che una squadra costruisce faticosamente la sua autostima. Dalla capacità di finire una partita con la propria rete inviolata. Dalla consapevolezza di potersi permettere di segnare anche una sola rete. Questo delicato equilibrio è svanito. E partita dopo partita è chiaro (seppur con alcune assenze) che il muro difensivo ha perso la sua nomea più regale. E' più incerto negli interventi, commette errori a volte anche grossolani, ritorna ad una mediocre normalità con picchi verso il basso. Quei picchi che hanno permesso al Verona di segnare tre reti di testa praticamente in fotocopia. Tutto questo potrebbe suggerire che riacquistando solidità in difesa, anche il resto della squadra potrebbe riprendere il bandolo della matassa. Spazzando via i fantasmi di maledizioni inopportune. Etichette nelle quali alla fine ci si rifugia alla ricerca di un alibi. Perché le maledizioni esistono, prima di tutto, nella nostra testa.

Twitter @SBertagna