editoriale

NEL REGNO DELLA LAMENTELA

Da sempre lo sport nazionale italiano non è il calcio, ma la lamentela. E’ evidente che lamentarsi mantiene in forma, vista l’enfasi con la quale ci si dedica a codesta attività. Lamentele per una distanza non rispettata (i famosi 8...

Sabine Bertagna

Da sempre lo sport nazionale italiano non è il calcio, ma la lamentela. E' evidente che lamentarsi mantiene in forma, vista l'enfasi con la quale ci si dedica a codesta attività. Lamentele per una distanza non rispettata (i famosi 8 metri più avanti), per una zolla complottista a livello internazionale, per il solito rigore dato o non dato. Nel regno della lamentela emergono al momento due superpotenze nazionali: Juventus e Milan. La prima ha una buona classifica, ma dall'inizio del campionato va cianciando che entità oscure faranno di tutto affinché non possa vincere lo scudetto. In alcune occasioni ha già vinto con episodi dubbi (Chievo, Torino, Genoa) e forse non è un caso che, nonostante la differenza di valori tecnici in campo, lo ha fatto nelle partite che stentavano a sbloccarsi perché l'avversario si era blindato in un catenaccio difensivista (Torino, Genoa). Un aiutino (parola odiosa) che, come tutti hanno fatto poi prontamente notare, non avrebbe cambiato le sorti della partita. Intanto però Conte attacca nel vuoto e cerca di dare un volto al suo nemico. Sicuro che nessuno obietterà l'assenza di logica di questa crociata. Infatti.

Il Milan reclama un tot di rigori dall'inizio di questo campionato. Contro il Parma, inoltre, grida alla vergogna per una punizione maliziosamente tirata da 8 metri più avanti. Certo, prendere gol nel recupero perdendo una partita brucia. Il sito ufficiale dei rossoneri ha pubblicato la protesta accompagnata dalle immagini dell'azione incriminata e ha preteso le scuse da parte della classe arbitrale. Verrebbe da dire, caro Milan, prendi il numerino e mettiti in fila ché l'attesa è lunga. Sportmediaset, nel corso del pomeriggio, ha poi pubblicato sul suo sito un curioso precedente di 10 anni fa di una distanza non rispettata: Modena-Juventus e quei 7,5 metri di Tacchinardi e Trezegol (i bianconeri segnarono con una punizione tirata mentre ancora tutti si stavvano guardando nelle palle degli occhi e l'arbitro non riscontrò nulla di irregolare). Un espediente per scuotere le coscienze, in appoggio al sito ufficiale. I rossoneri, al contrario dell'altra superpotenza della lamentela, non stanno benissimo in quanto a classifica. Per ora (e conoscendo la loro natura, ribadisco per ora) sono emarginati dalla corsa che si sta svolgendo a cavallo delle prime posizioni. E, sinceramente, attribuirne una colpa alla classe arbitrale (ce lo avete insegnato voi, che così non si fa) sembra un modo per mettere una pezza ai veri problemi della rosa e del tecnico che la guida. 

In questo panorama di gente che urla sempre più forte il silenzio di Mazzarri della scorsa settimana nel post di Torino-Inter ha comunque fatto parlare. Una protesta incomprensibile, a detta di molti. Forse articolata male e un po' improvvisata, ma assolutamente ancorata a toni civili (Branca ha spiegato che era un discorso più generale e i numeri, se guardiamo per esempio i rigori, gli danno completamente ragione). Mazzarri ha rifiutato anche un assist nella conferenza successiva e non è più voluto tornare sull'argomento. Sì, Walter Mazzarri, colui che è sempre stato considerato il re della lamentela. Ha scelto il silenzio, ma l'ha rispettato. Non ha passato una settimana a sbraitare di complotti internazionali per non dire più nulla proprio in occasione (che casualità) di un episodio arbitrale a lui favorevole. Ha scelto il silenzio e ha preferito parlare di calcio. Forse un atteggiamento equilibrato nel regno della lamentela è considerato riprovevole. Meglio affidarsi ai fotogrammi e urlare al complotto. Sperando magari di muovere la classifica. E di ritrovarsi al più presto 8 metri più avanti.  

Twitter @SBertagna