editoriale

QUESTO SI PUà“. QUESTO NON SI PUà“

Questo si può, questo non si può. Ieri sera la coreografia della Curva Nord ha giocato sui paradossi della discriminazione territoriale, mostrando una linea, tra il lecito e il non lecito, spesso molto labile. A volte impalpabile. Lecito e non...

Sabine Bertagna

Questo si può, questo non si può. Ieri sera la coreografia della Curva Nord ha giocato sui paradossi della discriminazione territoriale, mostrando una linea, tra il lecito e il non lecito, spesso molto labile. A volte impalpabile. Lecito e non lecito si confondono regolarmente anche nelle mille discussioni calcistiche, che colorano le giornate nel nostro Paese. Da quelle che sviscerano episodi di campo e si interrogano su un rigore sacrosanto o uno inventato per finire con quelle mediatiche che decidono quando sia il caso di cavalcare una polemica, quando invece il momento di soprassedere. Inutile dire che l'applicazione di tutto questo richiederebbe una dose disumana di buonsenso. Qualità della quale si sono perse le tracce.

Questo si può - Si può reclamare per un arbitraggio, appellandosi ad una presunta sudditanza psicologica internazionale. E ad una zolla. Si può fantasticare su come sarebbe finita una partita senza un'espulsione. Si può rientrare in territorio nazionale e ritornare alle care vecchie abitudini. Quelle per le quali un rigore come quello fischiato a Madrid qui non lo fischi mai, ma se l'area di rigore avversaria non basta per contenere un presunto fallo, la si allarga con la forza pensiero. E improvvisamente il rigore diventa accettabilissimo. Si può prendere le difese di una squadra sfoderando titoli forti. Si può considerare "drogato" il numero delle reti segnate da una squadra se questa squadra si è permessa di segnarne 7 in un'unica partita. Si può considerare una squadra la rivelazione del campionato, ma se a batterla non è una delle favorite il valore della rivelazione rientra immediatamente. Nell'ordinario.

Questo non si può - Non si può discutere un rigore dubbio se a beneficiarne sono squadre considerate forti. La famosa legge del rigore meritato. Tanto avrebbero vinto comunque. Non si può quindi chiedere ad un allenatore che per giorni ha gridato al complotto internazionale di commentare un favore ricevuto in terra nazionale perché non sta bene. O semplicemente perché nessuno ha il coraggio di chiederlo. Non si può protestare non presentandosi davanti ai microfoni delle televisioni dopo un pareggio esprimendo un dissenso pacato. Non si può contestare la purezza di un allenatore anche se questo persevera nel ribadire dall'inizio del campionato che entità ignote faranno di tutto per non far vincere il terzo scudetto consecutivo alla sua squadra. Non si può. Non è scritto da nessuna parte, ma funziona così. Non alteratevi inutilmente. Non si può.

Twitter @SBertagna