Tornando a Parma, quanto è stata dura all’inizio?
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«A 17 anni un altro Paese, un’altra cultura, un’altra lingua: era tutto difficile... Per fortuna ho trovato un bel gruppo, ho fatto amicizia con Bernabè che ha grandissime qualità, ma l’uomo decisivo è stato Buffon: parlava un ottimo francese, mi ha fatto sentire a casa. È come se fosse mio zio...».
Quattro gol e quattro assist: a quanto arriverà a fine stagione?
«Non ho un numero preciso, nella mia testa vorrei fare ogni anno meglio del precedente. La sfida non è con gli altri, ma solo con me stesso. Conta soltanto rendere fieri i tifosi oltre le statistiche».
Ci spiega bene l’origine di quella foto di lei bambino in nerazzurro.
«È la prima maglia che mamma ha comprato quando ho iniziato la scuola calcio. Mi ha convinto a indossarla dicendomi che era della squadra di Eto’o, il mio idolo. Forse era un segnale, chissà».
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